Al di là degli scontri ideologici e politici, non si può non notare come il tanto celebrato e discusso ponte di Messina sia un’opera tanto inutile quanto costosa.
Inutile perché è evidente che lo scopo non possa essere quello di permettere ai messinesi di andare a Reggio Calabria a prendere un gelato, ma quello di favorire i trasporti di merci e l’afflusso dei turisti. Ma è altrettanto evidente come i veri poli economici della Sicilia siano Palermo e Catania, città che hanno rapporti prevalenti con Napoli e Bari o addirittura con il Nord Italia: e quindi che necessità c’è di fare migliaia di chilometri in treno (e con quali linee!) o peggio su gomma (con costi grandemente superiori e maggiore inquinamento) quando tutte queste quattro città hanno dei porti tra i più efficienti d’Italia che permettono collegamenti sicuri ed economici via mare?
Per quanto riguarda il turismo si calcola un risparmio di circa tre ore rispetto al traghetto: ma quanti turisti che arrivano dal nord o dall’estero decideranno di affrontare un viaggio di giorni in auto per risparmiare tre ore e non utilizzare l’aereo? (non dimentichiamo che tutte le statistiche confermano che per viaggi sino a 500 kilometri è conveniente l’auto, tra 500 e 1000 il treno e oltre l’aereo).
Costoso perché già ora si prevede una tariffa di 10 euro per le auto e di 20 per i tir. Ma con queste tariffe si riuscirebbe ad ammortizzare in trent’anni il 25% scarso dei costi: che quindi già sin d’ora si prevedono essere destinati a gravare sui cittadini. Per evitare questo si dovrebbero quadruplicare le tariffe, ma quanti sarebbero disposti a spendere 50 euro per risparmiare tre ore?
Questi sono i risultati di quando si programmano opere colossali per meri interessi elettorali e di prestigio, senza mai prendere in considerazione costi e benefici: è evidente che tutto si può fare ma con quali costi e a carico di chi? Sarebbe la prima cosa da prendere in considerazione rendendone pubblici i risultati.
di Angelo Gazzaniga