Non si può negare che l’Europa abbia avuto grandi vantaggi dall’EU, ma ora bisogna guardare avanti

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L’Unione Europea ha dato in questo dopoguerra grandi vantaggi:

  • la pace: dopo secoli chi mai oserebbe immaginare una guerra tra Francia e Germania? eppure negli ultimi due secoli ne hanno combattute quattro
  • una stabilità economica invidiabile: quante crisi valutarie ha avuto l’Italia nel dopoguerra prima dell’arrivo dell’euro?
  • La possibilità di scambi non solo di beni, ma anche di persone e capitali senza alcun barriera o dazio: quante guerra commerciali si sono combattute prima della UE in Europa?
  • La nascita di un mercato comune con leggi e regolamenti simili in un continente con 450 milioni di abitanti: una delle tre maggiori potenze economiche mondiali.

Ma questo non significa che siano tutte rose e fiori: ci aspettano grandi sfide e grandi cambiamenti che implicano adeguamenti e profondi cambiamenti nelle stessa Unione Europea.
Unione che sembra aver progressivamente perso lo slancio e la spinta alla crescita dei decenni passati e che si sta adagiando su una burocratizzazione progressiva.
Quali sono per Libertates i problemi più immediati?

DIFESA COMUNE

Dopo decenni in cui ci si è crogiolati nella speranza di un mondo senza guerre e senza blocchi contrapposti, la guerra in Ucraina (e ci si sarebbe dovuti accorgere anche prima delle mire espansionistiche putiniane) ci ha messo di fronte alla cruda e disagevole realtà della necessità di pensare alla nostra difesa: già i romani dicevano “si vis pacem para bellum”.
Dopo essersi impegnati a devolvere in spese militari almeno il 2% del bilancio di ogni stato (situazione comunque ampiamente disattesa) ci si dovrebbe impegnare a creare un esercito davvero comune, con armi, tattiche ed esperienze uguali. Altrimenti continueremo ad avere situazioni simili a quella dell’aeronautica in cui i francesi hanno il loro caccia (Rafale), gli svedesi il loro (Saab), italiani, tedeschi e inglesi il loro (Typhoon) e gli altri paesi aerei americani. E in questo campo non si vede nulla di nuovo perché l’Italia vuole costruire un caccia di sesta generazione con Gran Bretagna e Giappone, mentre Francia e (forse) Germania seguono un’altra strada. Ciò comporta ovviamente un moltiplicarsi delle spese di progettazione che vengono inoltre suddivise su un numero esiguo (rispetto alla produzione americana) di velivoli: costi più alti e resa più bassa.

di Libertates

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