Ma che poeta!

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Nun te la prenne ssi te canto
questa filastrocca de vetriolo,
da poeta sei tutt’ un pianto,
‘a penna te sta come ‘n cetriolo.

Io me ce pulisco er deretano
coi lamenti de’ tui versacci,
m’abbasta leggerne qualche brano
e scenn’ er latte giù a’ polpacci.

Li cojioni tu m’hai liquefatto:
c’ho du’ palle grosse così tanto
come quanno ar camposanto,
se mette a miagolar er gatto.

Daje, lassa perde ‘a scrittura
che ‘n mano a te è ‘na frittura
de pesce condita senza sale
pescata l’anno scorso ar mare.

Nun ce riesci, te viene ammale,
nun perde tempo a scribbacchiare,
risponni: che dice la tua sposa?
Almeno a letto sa’ fà qualcosa?

di Enrico Bernard

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