Può sembrare una battuta o tuttalpiù una provocazione: ma se mettiamo insieme la sete di guadagno facile, la legge e la lentezza della magistratura non appare troppo incredibile affermare che il modo per fare guadagni facili senza grande fatica sia, in Italia, il fallire.
È sufficiente fare una breve tempistica di un qualsiasi fallimento: ovviamente un fallimento fraudolento, fatto cioè con il preciso intento di truffare fornitori e Stato: sembra un racconto tratto da Ionesco, ma sono calcoli conosciuti da ogni commercialista o avvocato.
Il nostro “imprenditore” (tra virgolette perché si tratta di un truffatore e non di un vero imprenditore) per tre/quattro anni fornisce bilanci truccati, non paga tasse o contributi e nell’ultimo periodo nemmeno i fornitori e i dipendenti, poi fallisce.
A questo punto viene nominato un curatore fallimentare che dopo aver ricostruito la contabilità dell’azienda (meglio se il nostro non fornisce contabilità, tanto il reato di bancarotta documentale, cioè di non aver fornito documenti, viene riassorbito dal reato di bancarotta) presenta dopo un anno almeno la relazione alla Procura competente, la quale prende in considerazione la pratica dopo circa 7/8 anni e la conclude in 180 giorni aprendo il procedimento, la cui prima udienza verrà fissata dopo anni.
A questo punto, dopo qualche rinvio perché non si è presentato l’avvocato o perché sono stati convocati testimoni, si arriva alla condanna al massimo a cinque anni. Sono passati a questo punto circa dieci anni.
Se si sommano i tempi dell’appello e quelli del ricorso in Cassazione, si vede come la pratica si conclude dopo un iter di 16/18 anni.
A questo punto il nostro “imprenditore” ha avuto modo di fallire altre due o tre volte.
Ogni volta mettendosi da parte un bel gruzzolo da godersi in pace in qualche Paese in cui non c’è estradizione per questi reati (tipo la Spagna).
Nel frattempo il vero imprenditore onesto avrà lottato e faticato per almeno tre lustri per garantire lavoro ai propri dipendenti e pagare tutte quelle tasse che servono a fornire servizi e sussidi anche al nostro truffatore.
Una prova come tante altre, ma forse ancor più evidente, di come l’inefficienza e la lentezza della magistratura, specialmente civile, sia un danno per tutti i cittadini onesti, anche quelli che non hanno mai avuto a che fare con la legge.
di Angelo Gazzaniga