Roma, perché la linea B segna il passo

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Quando si costruisce una metropolitana a Roma nascono problemi di ogni genere, ma al soluzione è sempre quella: o non si fa nulla, o paga lo stato.

A Roma, diversi sindaci fa si progetta di prolungare la linea B della metropolitana oltre il capolinea di Rebibbia fin oltre il Raccordo Anulare per venire incontro alle esigenze delle centinaia di migliaia di persone che, ogni giorno, si incolonnano sulla Tuscolana per raggiungere il posto di lavoro.
Con il sindaco Alemanno finalmente si giunge al contratto: 35 milioni li mette il Comune, altri la Provincia, il resto, circa 700 milioni, le ditte costruttrici che ricevono in cambio dei terreni edificabili in zona.
Passati 7 anni (e tre sindaci) e interminabili vicissitudini burocratiche, si scopre che i terreni non sono utilizzabili perché coperti da vincolo e che le imprese, cambiata la situazione dell’edilizia, non hanno più interesse a costruire edifici destinati a rimanere vuoti.
Che fare allora? Semplice, interviene lo Stato con i 750 milioni mancanti.
Solita storia: enti locali pasticcioni e pressapochisti che cedono terreni senza neppure controllare se hanno vincoli, burocrazia dalle procedure farraginose e lunghissime, imprenditori che si sfilano appena vedono di non avere un utile immediato. E alla fine paga lo Stato, cioè noi cittadini.
Sempre che lo Stato dia alla fine i soldi promessi…
Intanto, le code sulla Tuscolana sono diventate sempre più lunghe

di Guidoriccio da Fogliano

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