Non si può negare che l’Onu sia in difficoltà: da una parte una visione mondiale sempre
più centrata sull’uso della forza (Trump docet), dall’altra una struttura rimasta ai tempi
della II guerra mondiale (basti pensare al diritto di veto delle Potenze vincitrici).
Ma l’organizzazione ci mette anche del suo, basti pensare al recente caso Albanese
che, nominata ambasciatore speciale per la Palestina, ha assunto posizioni acconce
più a un agitatore che a un diplomatico.
Come la sua ultima uscita con cui approva l’invasione della redazione della “Stampa”
da parte di manifestanti proPal asserendo che deve essere un “monito” per i giornalisti.
Un intervento perfettamente in linea con metodi squadristi che andavano di moda in altri
tempi e regimi, e che credevamo ormai dimenticati.
Ma all’Onu come scelgono i loro diplomatici?
di Angelo Gazzaniga


