Proposta (serissima) per un calcio etico

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Ma è proprio vero che non ci può essere etica nel calcio?

Il mondo del calcio italiano non è un esempio di trasparenza, di correttezza, di buoni comportamenti. A parte le brutte storie che gli addetti ai lavori conoscevano, ma che sono state rese di pubblico dominio solo successivamente, vi sono tante vicende che stonano, vi sono troppi soldi che girano, vi è troppa spregiudicatezza nell’agire di molti,
Dal calciatore al presidente di società, passando per arbitri, allenatori, tifosi.. Per non parlare dei teppisti degli stadi per i quali vi è troppa tolleranza.
Allora si potrebbe iniziare a parlare di calcio etico, cosa che potrà far ridacchiare molti. Ma molti hanno ridacchiato anche quando alcuni coraggiosi fecero partire il commercio etico, la banca etica ed altre iniziative simili che ora sono vive e vegete.
Qualche ipotesi sulle quali riflettere.
Una società calcistica in vendita viene acquistata e capitalizzata da un elevato numero di investitori (banche, imprenditori locali, enti morali, cittadini tifosi, eccetera) con piccole quote investite non per lucro immediato o desiderio di popolarità, ma solo per passione calcistica e convinzione sulla validità del tentativo etico. Con clausole statutarie ben calibrate per mantenere compatta la compagine azionaria guidata da un consiglio di amministrazione formato da un ristretto numero di persone di alto profilo, senza emolumenti, con alla presidenza operativa una forte personalità di esperienza manageriale e passato integerrimo.
L’acquisto degli abbonamenti alle partite ha come condizione l’ impegno scritto a mantenere negli stadi un comportamnto corretto con annullamento automatico degli stessi in caso di violazione dell’impegno.
Simile impegno a comportamenti corretti sottoscritto da calciatori, retribuiti con stipendi e premi meno faraonici di quelli attuali, ma ai quali potrebbero venire assegnate azioni della squadra, cosa che potrebbe essere anche una motivazione a dare il massimo.
Sfruttamento dell’immagine pubblicitaria dei calciatori di pertinenza della società che potrà devolverne una parte a calciatori, allenatori, altri della squadra se meritevoli. Nonchè ad opere virtuose.
Ingaggio da gironi inferiori, a costi e stipendi ragionevoli, ma molto inferiori a quelli vigenti, di giocatori e tecnici che, riconoscenti della fiducia posta in loro, potrebbero dare un contributo di entusiasmo e di orgoglio alla nuova squadra ed ai valori che essa vorrebbe rappresentare.
Promozione da parte di tutta la squadra e dei dirigenti, verso tifosi e pubblica opinione, di una atmosfera eticamente costruttiva che sia di ausilio a tutto il calcio italiano e sia motivata anche dall’orgoglio di sostenere una iniziativa di indubbio valore ed utilità, oltre che rivoluzionaria.
E non mancherebbero sponsor interessati ad abbinare l’immagine dei loro prodotti ad una iniziativa etica.
Questi i punti di riferimento essenziali e sintetici di una ipotesi alla quale molti potrebbero aggiungere le loro proposte.
Non si tratta di sogni, né di utopie perché l’ipotesi è concretamente realizzabile se vi è la ferma volontà di realizzarla. E si creerebbe certamente una atmosfera di attenzione e consenso, non solo in campo calcistico, in Italia ed all’estero.
C’è qualcuno addetto ai lavori che ha voglia di battersi per il calcio etico ?

di Ettore Falconieri

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