Mes, coronabond, recovery bond: un dibattito surreale

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Attorno a tutte queste sigle sembra svolgersi un dialogo surreale: slogan, minacce di crisi politiche, insulti attorno a un argomento che pochi sembrano conoscere e tantomeno spiegare ai poveri cittadini come noi.
Tanto per stabilire alcuni punti fermi (senza, ovviamente, aver la pretesa di essere tra quelli che hanno capito tutto…):

  • il Mes “vecchio” ( cioè quello approvato ai tempi della crisi bancaria e su cui, tra l’altro, si sta sviluppando un altro dibattito surreale su di chi sia a colpa di averlo firmato; quasi che sia una colpa aver firmato un trattato approvato dal Parlamento senza aver previsto la futura epidemia!) prevede che uno Stato in difficoltà possa chiedere di emettere bond garantiti da tutta la UE accettando contestualmente tutta una serie di controlli (la cosiddetta “troika”)ù
  • il Mes “sanitario” approvato ora dalla UE prevede che uno Stato possa emettere bond garantiti da tutta la UE entro il margine del 2% del Pil con il solo vincolo di essere emessi a fronte di spese sanitarie o assimilabili
  • i Recovery bond (quelli proposti da Macron) sono bond emessi da ciascuno Stato con la garanzia di tutti gli altri Paesi della UE
  • i Coronabond sono bond emessi direttamente dalla UE e quindi afferenti al debito di tutti i membri

A questo punto occorrono alcune considerazioni: se il Mes “vecchio” è da respingere perché presuppone un controllo rigido da parte di altri Paesi sull’economia dello Stato che lo ha richiesto (Grecia docet), quello “sanitario” ora proposto è tutt’altra cosa non essendo condizionato se non dal tipo di spese a cui far fronte (cioè quelle “sanitarie e affini” e immaginiamo quale problema avrebbe il Tesoro italiano così abile nella finanza creativa a utilizzare quell’”affini”!).
Questo lo rende praticamente identico ai Recovery bond (tutti e due presuppongono l’emissione di bond da parte di uno Stato, emissione garantita da tutti gli altri membri UE) con una sola differenza: la durata. Infatti se la durata massima è molto breve (due anni) si va incontro a un pericolo: che, scaduti i due anni senza essere riusciti a rimborsare il debito, si dovrebbe ricorrere al Mes “vecchio” con tutti i rischi di controllo connessi.
Quindi è proprio su questo che andrebbe concentrata la battaglia dell’Italia: ottenere una scadenza del Mes “sanitario” a lungo temine (almeno 20 anni). In questo modo si potrebbero avere 38 miliardi subito e senza condizioni; il tutto come aiuto immediato in attesa dei Recovery Bond che potrebbero arrivare tra qualche mese. Senza dimenticare che il nostro paese ha già versato i 14 miliardi della propria quota del Mef : rinunciare esplicitamente ora sarebbe un gesto di grande magnanimità e altruismo da parte italiana; ma sarebbe proprio il caso?
Diverso il caso dei Coronabond che, essendo emessi direttamente dalla UE, farebbero parte del debito comune degli stati membri e quindi, dato che è del tutto probabile che ne abbia bisogno l’Italia e non la Germania, alla fine si tramuterebbero in un trasferimento di risorse dalla Germania all’Italia: un fatto ben difficile da far accettare ai tedeschi…

Un dibattito surreale, dicevamo, perché chi ha spiegato tutto questo? Chi ha motivato le proprie posizioni contro o a favore di questa o quella soluzione? Chi ha spiegato come raccogliere quella enorme massa di denaro che a detta di tutti è necessaria per superare la crisi? Si è sentito di tutto e il contrario di tutto; tanti slogan ad effetto e pochissime spiegazioni.
Si può essere d’accordo o meno su tutto, ma obbligo di ogni politico serio dovrebbe essere quello di spiegare ciò di cui parla, motivarlo e proporre soluzioni. Altrimenti è solo una prova ulteriore che la nostra classe politica, anche in un momento così difficile, è incapace di andare oltre i meri interessi di partito o elettorali.

di Angelo Gazzaniga

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Angelo Gazzaniga
Presidente del Comitato Esecutivo di Libertates. Imprenditore nel campo della stampa e dell’editoria. Da sempre liberale, in lotta per la libertà e contro ogni totalitarismo e integralismo.

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