EMILIANO E LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE

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Sulla stampa è apparsa la notizia della “carriera” di Emiliano, ex presidente (o governatore che dire si voglia) della Puglia.
Pubblico ministero al momento dell’entrata in politica (vent’anni fa) in attesa di entrare in parlamento vorrebbe rientrare in magistratura.
Magistratura da cui però non era mai uscito, dato che nel 2019 era stato “ammonito” dal Csm perché risultava iscritto ad un partito (dal 2007!) da cui fu costretto a uscire pur rimanendo presidente della Regione.
Ora, rientrando dopo vent’anni in cui non ha mai esercitato chiede di essere riammesso allo stesso livello dei colleghi di allora che erano rimasti in magistratura. Senza l’esperienza maturata da loro, ma con uno stipendio di più di 7000 euro al mese.
Naturalmente non è un caso isolato, ma una consuetudine nella Magistratura, in cui il merito non esiste, esiste solo l’anzianità di carriera.
C’è allora da chiedersi se non sarebbe meglio fare due referendum sulla separazione delle carriere: uno tra giudici e pubblici ministeri e un altro tra magistrati e politici.
Dovrebbe per lo meno valere la regola da sempre invocata da Libertates: un magistrato non può candidarsi nella regione in cui ha esercitato e, una volta terminato il periodo di aspettativa, non poter rientrare nella stessa regione in cui ha ricoperto una carica pubblica.

di Libertates

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