Dietro la maschera di Hillary

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Cosa potrebbe significare la sconfitta della Clinton?

I sostenitori dei “diritti per tutti”, dopo l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca, hanno improvvisamente cambiato musica. Il loro slogan preferito non è più all’insegna dell’amore universale che giustifica tutto o quasi, bensì dell’odio viscerale, e anche violento, contro il risultato elettorale e il nuovo Presidente. Certo manifestare il proprio disappunto, e protestare, è un diritto in qualsiasi Paese democratico, a cominciare dagli Iu-Es-Ei (anche se è legittimo sospettare che tanta indignazione abbia a che fare con la sinfonia sapientemente orchestrata dai principali mass media, gli stessi che sono stati seccamente sbugiardati dal voto popolare). Ma dietro alle apparenze c’è di più: l’incapacità di accettare la smentita della storia, nel momento in cui si credeva di averla in pugno. L’ideologia conformista e progressista, il “cominformismo”, è un surrogato delle certezze cadute dopo la scomparsa del collettivismo comunista. Al posto delle promesse marxiste, dell’avvento di una nuova era garantita dalla dittatura proletaria, si sono insinuate e poi consolidate negli anni, cementandosi tra loro, alcune sotto-ideologie fondamentalistiche: ecologismo catastrofista, terzomondismo senza confini, assistenzialismo universale, femminismo revanchista, teoria del gender, arbitrio totale sulla vita e sulla morte (dall’aborto all’eutanasia all’uso delle droghe), giustizialismo ostile alle garanzie individuali. Accomunate dalla promessa di un nuovo paradiso in terra, all’insegna dell’uguaglianza totale e del soggettivismo assoluto, sorretto da una egemonia indiscussa su ogni forma di pensiero, dai media al cinema, dal teatro alla letteratura, dalla scuola all’università, dalla culla alla tomba, queste ideologie si sono evolute in oppio diffuso, capace di lenire le sofferenze delle vite individuali, l’eterna insoddisfazione dei desideri. Per chi ha creduto in questa fede dai tratti pre-totalitari, gramsciana, Donald Trump non è accettabile, il potere non è reversibile, gli avversari sono per forza reazionari o demoni. Il risveglio, che prima o poi arriva per i seguaci di tutte queste fedi laicizzate, è doloroso, quasi insopportabile. Il dubbio che la storia stia marciando in una direzione non prevista, si dilata immediatamente in ferita esistenziale. Il volto livido di Hillary Clinton ne è l’icona mondiale. Da qui l’ira e la voglia di riscatto a tutti i costi, anche fuori dalle regole della democrazia. Ma la campana che prima o poi suona per tutti, adesso suona per loro.

Dario Fertilio

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Dario Fertilio
Dario Fertilio (1949) discende da una famiglia di origine dalmata e vive a Milano. Giornalista e scrittore, presiede l'associazione Libertates che afferma i valori della democrazia liberale e i diritti umani. Estraneo a ogni forma di consorteria intellettuale e di pensiero politicamente corretto, sperimenta diverse forme espressive alternando articoli su vari giornali, narrativa e saggistica. Tra i suoi libri più noti, la raccolta di racconti "La morte rossa", il saggio "Le notizie del diavolo" e il romanzo storico "L'ultima notte dei Fratelli Cervi", vincitore del Premio Acqui Storia 2013. Predilige i temi della ribellione al potere ingiusto, della libertà di amare e comunicare, e il rapporto con il sacro.

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