“L’essere umano più si avvicina alla verità, più si allontana da essa”
Giovanni Paolo II
Gli autori suddetti omettono di citare le accuse specifiche che Luigi Ilardo nel cosiddetto “Rapporto Oriente” rivolse su Andreotti quale mandante delle stragi: Ilardo stava per riferirne all’Autorità Giudiziaria, quando venne assassinato. Ma c’è di più e di peggio: la figlia Luana Ilardo a Massimo Giletti per La 7 a “Non è l’arena” – poi chiuso – ha indicato in Giancarlo Caselli uno dei responsabili della mancata trasformazione di suo padre in collaboratore di giustizia (sic!). Sarebbe questo il successo del processo Andreotti all’interno dell’obbligatorietà tout court dell’azione penale?!
La parte che con dolo Baudino e Koenig non riportano nel saggio “Lo strano caso del generale Mori” riguarda specificamente Giulio Andreotti, pur di non gettare discredito sull’operato di Caselli quale procuratore capo di Palermo. E infatti, a pag. 36 del dossier di Micromega “Lo strano caso del generale Mori” del 22 gennaio 2009, si riporta questo passaggio di un interrogatorio di pubblici ministeri al colonnello Michele Riccio che qui si riporta molto riassuntivamente per ragioni di spazio: “Ilardo parlava anche di Andreotti – PM: “Però lei (Michele Riccio, ndr) annota anche questo, di cui volevo chiederle diciamo le motivazioni: “Mi sembra che, dati i fatti, abbiamo un morto, tante informazioni che non hanno voluto sviluppare per tempo, ma solo ora per ritardare la pubblicità dei contenuti di un rapporto che devono salvaguardare” (il rapporto “Oriente”, ndr) Vorrei dare l’interpretazione autentica: che devono salvaguardare Andreotti, Andò e tutti gli altri?”
Riccio: “Sì, è una considerazione che io faccio… perché siccome nel rapporto si parlava anche di questi personaggi e Ilardo mi aveva detto che il capo della mafia era Andreotti, mi ha detto: “Ma lei pensa, colonnello, che quando commenta diciamo l’arresto di Riina e la gestione Di Maggio, ma lei pensa che Andreotti andava a baciare Di Maggio? Ma noi quando… non va mai un mafioso in prima persona a incontrare un personaggio come Andreotti, perché Andreotti era endemico, organico mi scusi, alla nostra struttura. Cioè era, se non affiliato per dire, era un personaggio della loro struttura, cioè di riferimento e per cui non va mai un mafioso, c’è sempre un tramite autorevole e ci sono dei referenti sul luogo che quando parlano per Andreotti. Per cui sicuramente il bacio di Di Maggio riferito è un fatto depistante”: questo Ilardo mi racconta sul fatto. Per cui io alla fine ho detto: “Ilardo muore perché dovevamo salvaguardare questi personaggi, perché mi ha sempre parlato di Andreotti, l’ho scritto anche”.
PM: “E lei ne ha parlato ad altri di Andreotti, di quello che Ilardo le diceva di Andreotti?”
Riccio: “Sì, era oggetto costante che ho commentato tante volte. Ho sempre detto quello che ha detto Ilardo su Andreotti, l’ho scritto anche nel rapporto. E lui ne avrebbe dovuto parlare con l’autorità giudiziaria, per cui se ha detto questo ne avrebbe riferito compiutamente.”… “.
Come poi la bellissima e disincantata Luana Ilardo ha riferito a Massimo Giletti, all’epoca conduttore de “Non è l’arena”, Teresa Principato, moglie di Roberto Scarpinato, Giancarlo Caselli e Giovanni Tinebra non hanno agevolato il passaggio da confidente a collaboratore di giustizia di Luigi Ilardo nel loro incontro segretissimo con lo stesso del 2 maggio 1996, infine assassinato sotto il portone di casa il 10 maggio 1996 dai killer catanesi di Cosa Nostra. Anche la regista
Sabina Guzzanti ne ha ampiamente riferito nella docufiction “La trattativa”, con le ire di Caselli: “E’ una mascolzonata la ricostruzione della Guzzanti!”. Per completezza dell’informazione, va soltanto detto che Marco Travaglio è stato condannato per diffamazione nei confronti di Cesare Previti a 8 mesi di reclusione, sentenza poi prescritta dalla Cassazione che riporta come circostanza assodata la creazione falsa di un incontro tra Mori e Previti nello studio di quest’ultimo, in relazione alla questione di Luigi Ilardo.
Ps – Nei giorni scorsi, sono uscite due false interviste di Samarcanda a Paolo Borsellino e Giovanni Falcone che si sarebbero dichiarati contrari alla separazione delle carriere; orbene, il fatto è stato ammesso su Il Fatto dal suo direttore Marco Travaglio: abbiamo sbagliato, eravamo in buona fede. Excusatio manifesta, accusatio non petita, si potrebbe obiettare…
Travaglio testualmente scrive nel suo pezzo “A proposito di Borsellino” che ricorda le giravolte di Mussolini, degno predecessore del Travaglio e maestro di Montanelli:
“Quando sbagliamo, diversamente dai bufalari che raccontano volutamente una ventina di balle al giorno, ci scusiamo con i lettori. E lo facciamo oggi per aver preso per buone due citazioni sbagliate di Falcone e Borsellino, riprese da pubblicazioni scritte e online. La frase di Falcone pro carriere separate purchè il pm non passi sotto l’esecutivo rispecchia il suo pensiero ripetuto varie volte, ma non è tratto da un’intervista del ’92 a Repubblica… “.
Ecco, il maggiore testimonial della separazione delle carriere è Marco Travaglio.
Che va fatta, anche per evitare che gli Andreotti di ieri e di oggi rimangano impuniti.
di Alexander Bush


