L’ultima beffa del Cavalier Tempesta-Berlusconi

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L’ultima beffa del cavalier Tempesta-Berlusconi all’establishment conservatore del Paese sembra essere la sua stessa sopravvivenza. L’ampia galassia dell’antiberlusconismo aveva sognato un “the end” diverso da quello di questo primo film della Seconda Repubblica. Un Berlusconi alla Craxi, esule in qualche sua proprietà alla Bahamas o Antigua, con un Fede e un Lele Mora a baciare la pantofola. Di più, un Berlusconi caduto in povertà con Mediaset sbarrata. Nelle barzellette, diciamo, s’ipotizzava persino un piazzale Loreto, con un’olgettina a caso con lui.
Invece niente di tutto questo. Alla fine del berlusconismo sembra essere sopravvissuto solo lui, proprio lui, il cavalier Tempesta in un ultimo, estremo coup de théâtre. Il fotografo dei vip arrestato; il giornalista Fede-le in pensione; il manager della tv a fare il giardiniere; Ruby mamma; la Minetti espatriata; Cosentino, Papa, Milanese, Fiorito & Co a leggersi le carte dei processi. Alleluja. E lui? Lui lì, ammaccato e incapace di una vera svolta che lo liberi definitivamente dalle sue frequentazioni. Ma lì, lì, perché il cavalier Tempesta è più forte del berlusconismo, così come Caravaggio era più forte dei caravaggeschi. E nonostante ragazze, ragazzini, furberie, sfide ai tribunali, truffe, zuffe è stato lì, cercato e ricercato sino all’ultimo giorno…
Anche il cavalier Tempesta è rimasto in campo, un po’ eterno monumento allo sfidante furbo, arruffone e osteggiato perché parvenu (la posateria, cavaliere! la posateria!) e un po’ stele dell’italianità che si trova ad essere comunque così: perché quando non si è Alberto Sordi ci si scopre familisti, raccomandati, lobbisti. Perché l’italiano, anche se ha letto l’”Etica protestante e lo spirito del capitalismo” (e persino se oltre ad averlo letto lo ha capito), è rimasto quello lì. Non possiamo dirci migliori di quello che siamo come vorrebbe una politica ipocrita. L’ingombrante Berlusconi sembra sopravvissuto per ricordarci che non basta predicare bene e razzolare male per andare nel Paradiso del politically correct, che non basta essere “fair” e nascondere la polvere sotto il tappeto del Monte dei Paschi di Siena per dirsi tedeschi, calvinisti e onesti. Tedeschi si nasce, e qui, modestamente, quasi nessuno lo nacque.

Brux

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