Il caso Ilva continua ad aggrovigliarsi e rischia di diventare peggio del caso Alitalia.
Infatti dopo la privatizzazione, il sequestro e l’arresto dei Riva, diverse gare, vendita ad Arcelor Mittal (che ha fatto i propri interessi sbarazzandosi di un concorrente), e un’ulteriore gara vinta da improbabili azeri su altrettanto improbabili ucraini e finita, come ampiamente prevedibile, nel nulla, siamo a punto e a capo.
Si sono fatti nel frattempo investimenti miliardari a carico dello Stato (cioè di noi cittadini) e il risultato qual’ è?: azienda praticamente ferma, operai in cassa integrazione e trattative “definitive” che definire surreali è opportuno.
Siamo allo stallo definitivo: nessun compratore all’orizzonte, nessuna certezza su tempi e permessi, accordi sempre più lontani, mercati ormai persi a fronte di una concorrenza sempre più accanita.
Adesso spunta il progetto di convertire gli altiforni in forni elettrici: a spese di chi ?; per far marciare i forni elettrici occorre il preridotto, un prodotto intermedio per ottenere il quale si utilizza una grande quantità di gas. Ma all’impiego di una nave gasiera in rada si oppongono comune e regione: si dovrebbe altrimenti utilizzare i metanodotti esistenti con notevole aggravio di costo (naturalmente a carico dello Stato, cioè dei cittadini).
Una storia che grazie alle mancate decisioni di chi doveva decidere (per non scontentare nessuno e perdere voti) si avvia a essere anche peggio di quella dell’Alitalia: la dopo miliardi spesi inutilmente almeno la compagnia aerea siamo riusciti a cederla alla Lufthansa, qui si preannunciano miliardi gettati nel nulla senza nessuna apparente soluzione.
Un’altra prova che la tattica del rinvio, del non decidere è la peggiore possibile: le leggi dell’economia e del mercato non si piegano tanto facilmente agli interessi elettorali.
di Angelo Gazzaniga