Goodbye, Obama

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L’invasione della Crimea decisa da Putin, e la successiva annessione della regione alla Russia, segnano un “turning point”, una svolta epocale negli assetti geopolitici del mondo. E mettono anche in moto un nuovo “Zeitgeist”, uno spirito del tempo destinato a sostituire, in breve, l’epoca della distensione multipolare simboleggiata da Obama.
I più attenti osservatori già paragonano infatti l’impossessamento della Crimea ucraina, avvenuto per mezzo dell’esercito regolare russo, di squadre locali paramilitari, di censure e intimidazioni ai danni delle minoranze tatare e ucraine, alla caduta del Muro di Berlino (1989) e all’attentato delle Torre Gemelle (11 settembre 2001). Dopo la Crimea, nessuno Stato sovrano può essere più sicuro del rispetto dei propri confini: un vicino più forte può invaderlo e annetterlo con o senza spiegazioni plausibili. Il che impone agli Stati Uniti del debole Obama, come alla recalcitrante Unione Europea preoccupata solo della sua crisi, un cambio di passo ineludibile.
La politica americana di Obama, che fino ad oggi aveva celato dietro alla vernice propagandistica dell’ottimismo progressista i suoi tanti fallimenti, dopo i fatti di Crimea è invecchiata di colpo: appartiene ormai agli archivi. Il ritiro programmato dall’Afghanistan non conquistato e non pacificato, la mano inutilmente tesa all’Iran, la ritirata dalla Siria foraggiata dai russi, lo schiaffo ucraino, le minacce ulteriori all’Europa centro-orientale e forse, presto, agli Stati asiatici post-sovietici, il fallimento delle primavere arabe, la diminuita influenza sui tanti paesi del Sud America, il consolidamento di regimi apertamente dittatoriali come quelli di Cuba, Corea del Nord, Venezuela: tutto ciò passa in giudicato, appartiene ormai definitivamente alla colonna del passivo nell’epoca Obama.
Ora occorre qualcosa di nuovo: un’America che torni ad essere presente nel mondo con le sue forze militari, generatrice di un nuovo slancio culturale e ideale, portatrice di una rinnovata potenza economica; affiancata da un ‘Europa libera dalle sue pastoie burocratiche, dagli sprechi e dalla moltiplicazione di pseudo diritti, dalla logica assurda dell’unanimità e dei veti.
Goodbye Obama: dopo la Crimea, il tuo tempo è scaduto. Sia o non sia un presidente repubblicano il predestinato a prendere il tuo posto, l’orologio della storia segna la fine del tuo mandato e l’inizio di una nuova epoca.

Dario Fertilio

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Dario Fertilio
Dario Fertilio (1949) discende da una famiglia di origine dalmata e vive a Milano. Giornalista e scrittore, presiede l'associazione Libertates che afferma i valori della democrazia liberale e i diritti umani. Estraneo a ogni forma di consorteria intellettuale e di pensiero politicamente corretto, sperimenta diverse forme espressive alternando articoli su vari giornali, narrativa e saggistica. Tra i suoi libri più noti, la raccolta di racconti "La morte rossa", il saggio "Le notizie del diavolo" e il romanzo storico "L'ultima notte dei Fratelli Cervi", vincitore del Premio Acqui Storia 2013. Predilige i temi della ribellione al potere ingiusto, della libertà di amare e comunicare, e il rapporto con il sacro.

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