Quante volte ho cercato l’amore da mia madre e dalle ragazze.
Negli anni settanta avere un bacio da una ragazza era un vero traguardo.
Le prostitute non mi hanno mai attirato, i tour con gli amici a cercare la puttana amica, che ci faceva lo sconto neppure.
Era la fine dell’estate e dovevo rientrare alla fine d’agosto a Milano per rimediare una materia a settembre.
Lo studio non mi impegnava più di tanto, e girovagavo per il centro città, annoiandomi.
Il caldo non era più opprimente, ma i tavolini all’esterno dei bar erano sempre affollati, soprattutto da turisti.
Avvicinandomi ad uno di questi bar, notai una ragazza seduta da sola, davanti a una coca-cola; non sembrava attendere nessuno.
Da timido qual’ero, mi avvicino e le chiedo se potevo permettermi di sederle a fianco.
Io, diciassettenne, vestivo allora in modo semplice ma elegante: non destavo sospetti, soprattutto per la mia faccia ancora da ragazzo con poca barba, ma prossimo alla maturazione, lei carina con due occhi verdi, un gran bel sorriso, e un taglio da parrucchiere del centro.
La sua risposta non si fece attendere:
– Se proprio vuoi, ma sto aspettando una mia amica che tarda ad arrivare-.
L’amica non giunse mai, ma non volli appurare se era una banale scusa o la verità.
Comunque rimanemmo lì a chiacchierare per quasi un’ora.
Nei giorni seguenti ci rivedemmo, lei abitava in Corso Venezia ed era figlia di un noto dentista, io abitavo in via Manzoni e mio padre era un industriale tessile.
Lei desiderò subito informarmi che aveva un ragazzo ancora in vacanza e quindi al suo rientro proseguiva con lui.
lo ero solo un amico, ma in cuor mio desideravo ardentemente che lasciasse lui per me.
Un giorno in via Montenapoleone incrociai mia madre con due amiche, io ero con Floriana, questo era il nome della ragazza: brevi presentazioni e sorrisi sempre scarsi di mia madre, che la sera mi disse che Floriana era già una signorina ed io poco più che un bambino, bell’esempio di conforto materno!
Comunque, per farla breve, quando tornò questo ragazzo lei tornò con lui, aggiungendo che però la nostra amicizia non doveva terminare.
Belle parole a cui non seguirono i fatti, e io con un forte magone cercai di dimenticarla.
Anzi, un giorno, la incrociai in Piazza S. Babila, io attraversai la strada, ma con la coda dell’occhio notai che mi guardava.
Che stupido orgoglio!
Non la rividi più.
Sarà una storia vera o è stata solo una mia fantasia?
di Alessandro Prisco