Uno dei tanti episodi di cronaca italiana: nei giorni scorsi il treno Alta Velocità Roma-Milano è giunto a Milano con più di un’ora di ritardo.
Un episodio normale si potrebbe pensare per Trenitalia, compagnia non proprio celebre per la puntualità oppure un evento del tutto possibile per una linea di quasi 800 chilometri percorsa da decine di treni al giorno.
Ma questa volta il ritardo non è stato per un guasto o per un incidente sulla linea o per qualche infortunio o malore: il treno semplicemente è stato dirottato sulla linea lenta per poter fermarsi a Parma e far scendere la squadra della Roma che doveva giocare nella città emiliana.
Tralasciando ogni altra considerazione del tipo: perché mai un gruppo di baldi giovanotti, sani, atletici, milionari non potrebbe fare quello che debbono fare tutti gli altri cittadini (anziani, bambini e malati compresi) che da Roma vogliono andare a Parma in treno: e cioè scendere a Bologna e prendere un treno locale per Parma?
Il vero insegnamento è che in Italia ancora oggi, all’alba del XXI secolo, c’è nelle istituzioni una mentalità di stampo borbonico: il cittadino non ha diritto di avere un servizio che ha pagato qualunque esso sia, ma il servizio fornitogli dipende dalla sua fama, dal suo censo, dalla sua posizione politica o sociale: tutti i cittadini sono insomma uguali, ma non nella stessa maniera.
È questa una delle nostre maggiori differenze rispetto alle vere democrazie compiute: ci viene in mente un episodio avvenuto tanti anni fa: nel corso di una visita di stato del presidente Saragat in Norvegia l’auto con il re Haakon e l’ospite si fermò ad un semaforo rosso; alla meraviglia di Saragat il re rispose: “Ma caro Presidente, qui siamo in Norvegia!”
Una lezione di democrazia e civiltà che dobbiamo ancora inparare.
Angelo Gazzaniga