Memento Gulag, battuta la censura di Wikipedia

Battere la censura si può, persino quando a praticarla è Wikipedia, l’enciclopedia più letta e prestigiosa del web.
Qualche manina maliziosa, da quelle parti, aveva pensato bene di cancellare la voce “Memento Gulag”, cioè la giornata della memoria per le vittime del comunismo e di tutti i totalitarismi, che si celebra ogni 7 novembre per iniziativa degli intellettuali europei, e dei nostri Comitatus pro Libertatibus (la denominazione internazionale e ufficiale del nostro movimento). La motivazione era di quelle misteriose, inappellabili e suonava più o meno così: “voce non rispondente a criteri enciclopedici, o promozionale”. Meravigliosa trovata, paragonabile a quella della Garzantina di qualche anno fa, che alla voce “foiba” scriveva: “imbuto carsico, frequente in Slovenia”. O all’archivio di un prestigioso quotidiano milanese, che in anni non lontani classificava i gulag sotto la voce “giustizia in Urss”. Qui però il passo falso è arrivato: perché il Memento, non meno della giornata della Shoah e o di quella del Ricordo, è stato celebrato da personalità come il presidente del Bundestag tedesco e l’attuale capo dello Stato italiano, Giorgio Napolitano. Per cui Libertates.com, subito seguita da decine di utenti, siti e blog refrattari alla censura – che qui ringraziamo in blocco – ha fatto partire una tale campagna d’informazione da mettere in imbarazzo Wikipedia. Il 25 novembre, ciliegina sulla torta: un articolo di Luigi Mascheroni sul “Giornale” a denunciare l’accaduto. Ed ecco il miracolo: su Wikipedia rispunta come per magia la voce “Memento Gulag”. Gli utenti più giovani potranno informarsi di nuovo sulla scelta di quel fatidico 7 novembre, data lugubre della rivoluzione bolscevica d’ottobre, festeggiata dai regimi comunisti in anni non lontani, e accompagnata da una sfilata di carri armati a Mosca sulla Piazza Rossa. Potranno apprendere che da 80 a 200 milioni di persone, da Belgrado a Pechino, durante il secolo scorso furono sterminate dai regimi comunisti. Potranno accertare che la falce e il martello hanno simboleggiato soprattutto tre cose: mafia di Stato, terrorismo interno e internazionale, corruzione diffusa.
Morale di questa storia: noi dei Comitati abbiamo vinto. E come noi potranno farlo anche altri in futuro, mobilitando la Rete.
Fino a quando potremo festeggiare? Non lo sappiamo. Il prossimo 7 novembre è lontano, i censori di Wikipedia avranno tutto il tempo di riprovarci, a cancellare la voce sgradita. Ma noi ci mobiliteremo di nuovo.

GastonBeuk
Twitter @GastonBeuk

Sull'Autore

Gaston Beuk è lo pseudonimo di un noto giornalista e scrittore dalmata. Si definisce liberale in economia, conservatore nei valori, riformista nel metodo, democratico nei rapporti fra cittadino e politica, federalista nella concezione dello Stato e libertario dal punto di vista dei diritti individuali.

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