Caso Volkswagen, una vergogna europea

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angelo
Due modi diversi per affrontare lo stesso problema

Tutti conosciamo ormai il “caso Volkswagen”: centraline “taroccate” per far risultare le emissioni in regola quando non lo erano affatto.
Significative sono le modalità con cui si è affrontato il problema al di qua e al di là dell’Atlantico.
In Europa (tutta indistintamente: dalla Svezia all’Italia) l’approccio e le metodologie sono tipiche di stati centralisti e burocratizzati. Per ottenere l’omologazione di un veicolo occorre presentare decine di documenti, affrontare controlli e verifiche di enti diversi, tutti rigorosamente pubblici con ritardi e sospetti (spesso fondati) di facilitazioni per i propri costruttori, poi tutto procede senza controlli…
In America (USA e Canada) l’approccio è invece rigorosamente liberale: si fanno le leggi, poi saranno enti preposti (quasi sempre privati) e consumatori a controllare che tutto sia in regola. In pratica: tu puoi comportarti come vuoi, però sappi che se sgarri la pagherai cara!

Ed è proprio quello che è successo nel “caso Volkswagen”. In Europa, dopo aver superato tutti i controlli, sono state immesse sul mercato milioni di auto irregolari: dopo la scoperta della truffa le vendite della casa tedesca sono comunque aumentate e tutte le modifiche si ridurranno ad un nuovo software e ad un’aggiunta di un piccolo tubo (dal costo di pochi euro) al motore: e vissero tutti felici e contenti!
In America, dove sono state vendute meno di un milione di auto, c’è stato un calo delle vendite di un terzo e si prospetta una multa di miliardi di dollari e la sostituzione integrale di migliaia di auto.

La domanda forse è solo retorica: quale sistema funziona meglio?

Guidoriccio da Fogliano

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