Ho sognato l’addio di Berlusconi

Silvio Berlusconi
Ho fatto un sogno, e mi sarebbe piaciuto non svegliarmi.

C’era Silvio Berlusconi che si faceva intervistare dalle reti riunite Mediaset, e annunciava il suo ritiro dalla politica. Se ricordo bene, diceva più o meno così: “Dopo più di vent’anni dedicati all’Italia, mi sembra venuto il momento di dire basta e scendere dal predellino. Dopotutto, anche Mussolini non è rimasto in politica di più. Sciolgo Forza Italia e, piaccia o non piaccia ai nostri tifosi, mi tengo la presidenza del Milan. So che gli amici azzurri si sentiranno orfani per un po’, ma poi si rimboccheranno le maniche. Il centrodestra avrà finalmente le sue primarie, e si troverà un leader che piaccia alla gente. Io spero che sia un liberale, non un moderato qualsiasi, ed eviti di fare il mio errore, quando ho cominciato a guardare più alla mia sopravvivenza personale che agli ideali politici, senza realizzare una autentica rivoluzione liberale. A proposito, se il famoso partito liberale di massa che non ha potuto essere Forza Italia riuscirà a presentarsi unito alle elezioni, io credo che vincerà. Per parte mia, lo voterò e gli farò avere il mio modesto finanziamento di privato cittadino, rigorosamente nei limiti della legge. Basta con i partiti padronali, come è stato fin dall’inizio Forza Italia. D’altra parte non avrebbe potuto essere diversamente, dal momento che chi paga comanda; e io, modestamente, ho comandato. Se ora invece insistessi nel restare a tutti i costi al mio posto, forse risolverei certi miei problemini economici e giudiziari, ma sarei una palla al piede di tutto il centro-destra, e alla fine offrirei la vittoria a Renzi, o a Grillo, su un piatto d’argento.
E, a proposito, vorrei sotterrare l’ascia di guerra e abbracciare da amico e alleato Cicchitto, Quagliariello, Fitto e… ma sì, anche Alfano. Dopotutto sono io che li ho spinti ad andarsene, e Alfano se l’è presa per quella faccenda che gli mancava un certo quid… Solo Fini al momento non ho intenzione di cercarlo, per la verità non so esattamente nemmeno dove sia andato a finire.
Un’ultima cosa: il presidente Vladimir Putin, ottima persona anche se ogni tanto le spara grosse, non mi ha dato retta a proposito di un certo business, per cui ho deciso di non andarlo a trovare quest’anno nella sua dacia. Anzi, ho una mezza idea di tornare a credere più nella Nato che nei suoi specnaz, quelle fantastiche truppe speciali sovietiche che ha paracadutato con tanto successo tra quei bifolchi degli ucraini…
Insomma, anno nuovo e vita nuova, almeno per me. E che vinca il migliore!”.
E’ stato un sogno bellissimo, non l’avrei scambiato per un’avventura onirica erotica. Poi ho letto che vuole tornare in campo per dare la linea ai suoi, come ha fatto negli ultimi vent’anni. Allora mi sono rivoltato sotto le coperte e ho cercato di riprendere sonno. Ma ho avuto un incubo orribile: sognavo di essere sveglio.

Gaston Beuk

Sull'Autore

Gaston Beuk è lo pseudonimo di un noto giornalista e scrittore dalmata. Si definisce liberale in economia, conservatore nei valori, riformista nel metodo, democratico nei rapporti fra cittadino e politica, federalista nella concezione dello Stato e libertario dal punto di vista dei diritti individuali.

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