Alla manifestazione di Parigi erano presenti tanti capi di Stato in nome di Paesi che condannano e vietano qualsiasi satira: Se non è ipocrisia questa?
Ci piace l’iniziativa del Fatto Quotidiano di pubblicare il primo numero di Charlie Hebdo dopo la strage di Parigi. La libertà si dimostra coi fatti. Ci piace molto meno l’ipocrisia di quei leader che hanno manifestato a Parigi ma poi, a casa loro, negano la libertà ai propri cittadini
Bella e coraggiosa, dunque, l’iniziativa del Fatto Quotidiano. Il direttore Antonio Padellaro ha scritto che quando hanno preso contatti con il giornale satirico francese si sono sentiti rispondere: “Grazie, siete l’unico giornale italiano che ce l’ha chiesto”. Questo la dice lunga sulla libertà di informazione in Italia e sulla tanto sbandierata solidarietà espressa su Twitter e Facebook.
Si può essere d’accordo o meno con la satira che faceva e fa Charlie Hebdo, spesso volgare ed esagerata, ed è normale che se non si condivide la “linea editoriale” si decida, in tutta libertà, di prendere le distanze o ignorare. Però dopo la mattanza di Parigi e la oceanica marcia di domenica ci saremmo aspettati un segnale forte da parte dei più grandi quotidiani italiani (e non solo). La risposta c’è stata, ma a nostro avviso troppo debole. Qualche giornale ha già smesso di pubblicare le vignette (o non l’ha mai fatto). Alla faccia della libertà.
Sfogliando l’ultimo numero di Charlie Hebdo si ride e si riflette. Molto spazio, ovviamente, è dedicato ai tragici fatti del 7 gennaio 2015. E non si tratta solo di vignette, ci sono anche interessanti analisi. Ad esempio ce n’è uno contro gli “sciacalli del complotto” e le loro assurde strumentalizzazioni. Spazio anche per l’inchiesta in corso e alla grande marcia di solidarietà che si è svolta a Parigi, con decine di capi di Stato e di governo stranieri scesi in piazza.
La satira ovviamente è la protagonista. Si scherza molto, a onor del vero senza volgarità, sull’islam e sui jihadisti. Ma si scherza anche sul Papa e su Gesu Cristo. Anzi, le battute a nostro avviso più pesanti, perlomeno in questo numero, sono rivolte proprio ai cattolici. A conferma del fatto che Charlie Hebdo non è un giornale anti islamico, proprio perché è anti tutto. Come deve essere un giornale satirico.
Attenzione, qui nessuno intende santificare Charlie Hebdo. Vogliamo solo ribadire, a voce alta, che questo giornale di satira deve continuare a vivere, così come i suoi “fratelli” in tutto il mondo. La cosa più sconcertante è che questa libertà è negata da diversi di quei Paesi i cui leader erano in piazza, domenica a Parigi, accanto a Hollande. L’ipocrisia non fa ridere. Nemmeno Charlie. Non ce ne dimentichiamo.
Orlando Sacchelli