Vespa, Delrio e il business del terremoto

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Il terremoto come volano per laripresa economica? Una costatazione o un’offesa

La bufera su Bruno Vespa, a proposito de suo sconcertante discorso sul terremoto come volano per l’economia, è anche una bufera su Graziano Delrio. Il ministro delle Infrastrutture ed ex sindaco di Reggio Emilia era l’ospite di rango a Porta a Porta quando il re della Rai ha pronunciato quelle frasi grossolane. E  non solo non ha preso le distanze, ma  ha rincarato la dose e pure col sorriso sulle labbra.
Bruno Vespa, a un certo punto, di fronte a una carta sismica dell’Italia parla del terremoto che nel 1976 devastò il Friuli: “Il Friuli era povero ed è diventato ricco. Ricordo un industriale di fronte alle rovine della sua fabbrica, ed era felice. Come, gli dissi, la sua fabbrica è distrutta… Sì, rispose, ma ora la faccio più bella. Ecco, ci vuole ottimismo”.
Subito dopo il presidente della “terza Camera” (come ebbe a definirlo Romano Prodi) si lancia in un ragionamento sul terremoto come occasione per far crescere il Pil. Gli occhi gli brillano. Il terremoto,  “è una bella botta di ripresa per l’economia”,  afferma con sfumature romanesche e cercando il consenso del ministro.
Delrio probabilmente non si rende conto di essere su un terreno molto scivoloso, anche lui ha gli occhi giulivi e con un entusiasmo disarmante annuisce e  risponde: “Sì, adesso l’Aquila è di fatto il più grande cantiere d’Europa, e anche l’Emilia è un grandissimo cantiere in crescita”.
La sostanza del discorso è che il terremoto porta business, lavoro e crescita economica. Cose in parte anche vere e già sentite, purtroppo. Ma il fatto che certe parole siano pronunciate quando i morti sono ancora caldi, i moribondi chiedono aiuto da sotto le macerie, quando si scava a mani nude in una corsa contro il tempo e con migliaia di persone senza tetto che hanno perso tutto, lo spettacolo è fuori luogo e anche un po’ ripugnante. Denota che l’asticella della pietà umana si è pericolosamente abbassata.
C’è un tempo per ogni cosa: e parlare di business in piena tragedia non è proprio il caso. Nel caso di Delrio denota anche un senso politico e dell’opportunità molto appannato: lui, in quanto capo delle Infrastrutture, è il ministro degli appalti per definizione, e da certe considerazioni dovrebbe tenersi accuratamente lontano. Specialmente con i precedenti degli imprenditori, e anche presunti mafiosi, che ridevano al telefono all’indomani dei terremoti dell’Aquila e dell’Emilia.
Lo scivolone di Delrio ha scatenato i Cinque Stelle: chiedono “come minimo” le scuse del ministro, e anzi ne vorrebbero le dimissioni. Le sue parole sono “una vergogna e un insulto per l’Emilia – ha detto il deputato modenese Michele Dell’Orco – Il ministro deve chiedere scusa. Ancora non si è posata la polvere, i familiari stanno piangendo i propri cari deceduti nella tragedia del terremoto e va in scena la vergogna sulla Tv pubblica, con Bruno Vespa che afferma che il terremoto crea Pil! Ancora più grave che il ministro Delrio non si sia alzato e se ne sia andato immediatamente”.
La sortita ha sconcertato anche gli amici e i supporter reggiani che con lui hanno condiviso gli anni della Margherita e  lo hanno fatto eleggere. L’amarezza traspare dalle parole una sua sostenitrice  della prima ora: “Pierluigi Castagnetti non avrebbe fatto lo scivolone di Delrio a Porta a Porta – ha scritto – Graziano è fondamentalmente una persona buona, ma il potere gli ha tolto quella parte di umanità che lo rendeva speciale e giusto. Ora parla un po’ con la spocchia delle persone umanamente zero di cui si è attorniato. Per me è difficilissimo accettare la delusione. È una persona capace e intelligente, come altri. Null’altro”.
Il governo e il premier per ora hanno glissato. E nessuno ha chiesto scusa. Ma in un Paese normale, Delrio si sarebbe già dimesso.

Pierluigi Ghiaini

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