Turismo russo in Campania e discriminazione delle guide italiane

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del gaudio
Il fenomeno delle guide abusive in Campania: un piccolo esempio di quale grande differenza ci sia tra economia liberale (uguale possibilità per tutti e concorrenza con regole e limiti certi) e liberalismo selvaggio (in cui vince il più forte, il più furbo e spesso il più criminale)

Il turismo in lingua russa in Campania dopo gli anni catastrofici dell’abusivismo di massa, mai controllato né arginato dalle autorità competenti, si è trasformato, grazie alla legge Bersani, in una giungla di neo-guide “autorizzate” e semi autorizzate, destinata a inselvatichirsi ulteriormente dopo l’emissione sul mercato dei nuovi colleghi, anche a seguito del recente concorso di guida turistica (2013-14).
Il profilo della guida autorizzata in lingua russa dei primi anni novanta e fino al concorso del 2004 si può tratteggiare nel modo seguente: si trattava di laureati in lingua russa dell’università di Napoli (l’Orientale) e/o Salerno con tirocinio culturale, di insegnamento o di accompagnatore turistico nei Paesi di lingua russa, la cui raffinatezza culturale spesso si scontrava con la grossolanità, grettezza e arroganza di alcune delle accompagnatrici madrelingua giunte in Italia con mezzi fortunosi e senza preparazione specifica.
L’incremento del turismo di massa russofono dell’ultimo decennio ha comportato un’ opprimente richiesta di un numero sempre crescente di “guide” in russo che ha immesso sul mercato turistico di tutto: dalle raffinate e colte donne dell’ex spazio sovietico a grossolane ed incolte donne, giunte in Italia inizialmente per svolgere mansioni diverse: badanti, donne di servizio ecc. Se il fine giustifica i mezzi, allora questa manodopera abusiva e, in alcuni casi, a costo inferiore è stata a sua volta sfruttata da vili caporali e intermediari fai da tè del turismo campano per i quali l’importante non era la qualità del servizio svolto ma semplicemente la realizzazione di quest’ultimo con un buon margine di guadagno.
Con un criterio simile si sono svolti gli ultimi concorsi che inflazioneranno il mercato turistico. A numerosi tour operator, agenzie di viaggio, caporali e sub-caporali interessa difatti avere a disposizione un numero illimitato di neo-guide o, meglio, neo-soldatini disposti, pur di lavorare, a qualsiasi condizione imposta da quegli squali che si arricchiscono sul lavoro delle guide! Sono lontano i tempi in cui far la guida turistica era considerata una professione remunerativa e limitata a un gruppo ristretto di privilegiati. Come spesso accade in Italia, si è riusciti a saturare un mercato, trasformandolo in una professione con limitate garanzie e con introiti annui inferiori a uno stipendiato statale ad inizio carriera.
Nell’ambito di questo quadro sconfortante in cui tutti i guadagni extra, un tempo appannaggio esclusivo della guida locale, ora estorti dalla manus longa delle agenzie, sempre a caccia di denaro, e dalla prepotenza di alcune accompagnatrici, nel nostro caso russofone, spesso non autorizzate, si è passati a un paradosso inverso: le accompagnatrici discriminano la guida italiana parlante russo a favore di cosiddetti madre lingua, senza considerare il fatto che le prime possano essere in possesso di titoli accademici conseguiti anche in paesi russofoni e le seconde aver ottenuto l’autorizzazione alla professione grazie a certificati fasulli acquistati in un sistema corrotto nei loro paesi di origine (ove queste svolgevano attività legate all’agricoltura, ai servizi, al commercio ma non certamente alla cultura) e riconosciuti in Italia per decreto.
A parte il fatto che a una guida turistica non sono richiesti titoli accademici, certificati di interprete simultaneo, né tantomeno la proprietà linguistica di un letterato o di un buon giornalista radiofonico, alle volte il possesso di alcune di queste competenze non rendono immune da discriminazione. Sempre più sovente, infatti, i nuovi turisti russi, viziati dalla massiccia presenza di loro concittadini sul suolo italiano e suffragati nelle loro richieste astruse da accompagnatrici inesperte e superficiali, discriminano le guide italiane in lingua russa, prediligendo i servizi resi dai loro compaesani. Ciò comporta, oltre alla discriminazione, anche la disoccupazione per noi italiani!
Per fonte certa si sa che una guida italiana a Mosca, desiderosa di lavorare in italiano, non avrebbe mai gli stessi diritti effettivi di un suo collega russo! Per fortuna che chi scrive, avendo conosciuto il marciume reale di un tale mercato, da anni si limita solo a delle prestazioni occasionali estive!

Salvatore Del Gaudio

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