Trump e la difesa europea

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Non è certo una novità la dichiarazione di Trump che gli Stati europei che non partecipano alle spese europee nel campo della difesa non meritano l’impegno americano.
Pur con altri modi e altro stile lo aveva già dichiarato anni fa Obama.
E non hanno tutti i torti: perché si domandano gli americani noi che siamo 350 milioni dovremmo sostenere le spese per la difesa di un continente che ne conta 450 e che non riesce ad arrivare alla fatidica spesa del 2% del Pil come aveva promesso anni fa.
Quello di difenderci dalle minacce esterne è purtroppo una necessità per tutti noi. Noi, come tutti, preferiremmo vivere in un mondo pacificato, più o meno come lo è stata l’Europa negli ultimo decenni (grazie alla UE, non dimentichiamolo).
Ma questo è un sogno che sembra svanire: i Paesi dell’est europa sono sempre più sotto la minaccia di Putin, mentre il Mediterraneo diventa sempre più un lago con guerre e contrasti sempre più violenti. Nel mentre i pacifisti di casa nostra invocano la riduzione delle spese militari con un retropensiero mai dichiarato e abbastanza sorprendente: tanto c’è l’America.
Mai come in questo caso si dovrebbe dire “historia magistra vitae”: i Romani che ebbero l’esercito più potente dell’antichità e che proclamarono sempre “si vis pacem, para bellum” garantirono a tutto il Mediterraneo (allora quasi tutto il mondo conosciuto) il più lungo periodo di pace mai avuto, quasi tre secoli.
E allora cosa fare? La risposta potrebbe essere proprio in quella Unione Europea tanto bistrattata:

  • formare una politica estera comune che permetta di far sentire la propria voce nel consesso delle potenze: siamo il secondo mercato al mondo e una delle maggiori economie, abbiamo una cultura democratica seconda a nessuno eppure a livello diplomatico contiamo quasi zero
  • costruire una difesa comune. Il che non significa solamente creare reparti misti (già esistono) ma armi, attrezzature e logistica comune in tutta Europa. Questo significa superare le gelosie e particolarità di ognuno: quindi non solo spendere di più ma spendere meglio. Superare il concetto che ogni Paese, per quanto piccolo, debba avere una propria industria bellica con lo scopo più di tutelare le proprie imprese e garantire la relativa occupazione che quello di essere efficienti e concorrenziali. Come se poche grandi industrie efficienti e con economie di scala non potessero garantire commesse e lavoro a tutti.
    È questa non è uno sfizio o un capriccio, ma un’esigenza fondamentale per salvaguardare la nostra cultura e la nostra libertà.

Altrimenti rischiamo di fare come in quell’aforisma di Brecht (che se l’era appropriato essendo di Thomas Mann): “un giorno nella Berlino nazista arrivarono e prelevarono un comunista. Non ci riguarda perché è un sovversivo…
Poi vennero a prendere un gay e pensammo: noi non c’entriamo , non siamo diversi come lui…
Poi arrestarono un ebreo e pensammo: non è un tedesco, e di un’altra razza…
Poi vennero a prendere noi e nessuno parlò…
Pensare di non essere coinvolti, di essere comunque fuori da questi problemi senza accorgersi che riguardano comunque tutti noi

di Angelo Gazzaniga

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Angelo Gazzaniga
Presidente del Comitato Esecutivo di Libertates. Imprenditore nel campo della stampa e dell’editoria. Da sempre liberale, in lotta per la libertà e contro ogni totalitarismo e integralismo.

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