Quando gli enti sono troppi

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Il recente caso della ferrovia Roma-Ostia è significativo, pur nelle sue dimensioni ridotte: costruita in pieno regime fascista era all’avanguardia mondiale: una linea suburbana a due binari, elettrificata, gestita con orari da metropolitana, con arrivo in centro città.
Ora è, giustamente, considerata un esempio di pessima gestione: sebbene l’utenza si sia decuplicata le corse non solo sono state fermate in periferia, ma sono state diradate anche nelle ore di maggiore afflusso di pendolari con un treno ogni quarto d’ora, in pratica una frequenza come sulla linea alta velocità Milano-Roma.
Come ha potuto avvenire tutto questo? Mancati aggiornamenti, treni sempre più vecchi, mancata manutenzione, gestione scriteriate del personale nascono tutti da una situazione amministrativa assurda.
Infatti i binari sono di proprietà della Regione Lazio, i treni del Comune di Roma, la gestione di una società della Provincia: un guazzabuglio di competenze in cui nessuno sa a chi tocca fare cosa e soprattutto nessuno investe in un servizio comunque gestito da altri.
È questo un altro piccolo esempio di come il moltiplicarsi di enti e di livelli burocratico porti all’inefficienza e alla paralisi.
7904 comuni, 107 provincie, 20 regioni;
5 livelli di competenze: comuni, comunità montane, provincie, regioni, stato che si sovrappongono e si aggrovigliano in un coacervo di competenze inestricabili.
Eppure soluzioni ci sarebbero e anche relativamente semplici:

  • accorpare i comuni. È stato fatto in Svizzera: il governo ha dato alcuni anni di tempo ai comuni per fondersi liberamente, poi sarebbe intervenuto d’autorità. In questo modo in Canton Ticino i comuni sono passati da più di cento a 36.
    Si risolverebbero in questo modo anche altri due problemi: comuni troppo piccoli non possono gestire in modo adeguato le complesse procedure richieste perché non hanno personale specializzato. Inoltre si risolverebbe anche un altro dei problemi apparsi in questi giorni di elezioni: l’insufficiente remunerazione dei sindaci che nei comuni più piccoli spesso hanno compensi inferiori al reddito di cittadinanza…
  • abolire definitivamente e completamente senza se né ma le provincie, le cui competenze potrebbero essere facilmente spostate alle regioni oppure ai comuni accorpati. Si ridurrebbero così non solo le spese di gestione, ma anche e soprattutto la moltiplicazione dei centri decisionali e la sovrapposizione di competenze, eterna fonte di ritardi, spese e controversie

Sono riforme, come da sempre sostiene Libertates, a costo zero, anzi con consistente risparmio di costi diretti e indiretti.

Ma come sempre c’è un ostacolo non dichiarato, ma per questo non meno grave: si ridurrebbero i centri di spesa e gli incarichi; fonte inesauribile per il sottobosco politico locale che in questo modo può gestire tutto un rivolo di spese che sono piccole se considerate separatamente, ma ingenti se sommate insieme. Spese tutte senza alcun controllo di alcun genere: come potrebbe la Corte dei Conti controllare più di 7000 bilanci ogni anno?

Chi avrà il coraggio di fare, o perlomeno di proporre, queste semplici riforme?

di Angelo Gazzaniga

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Angelo Gazzaniga
Presidente del Comitato Esecutivo di Libertates. Imprenditore nel campo della stampa e dell’editoria. Da sempre liberale, in lotta per la libertà e contro ogni totalitarismo e integralismo.

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