Ferve la discussione sul futuro esercito europeo. Chi lo vorrebbe veramente europeo con truppe, armamenti e comandi unificati, chi lo vorrebbe con truppe dei singoli paesi con comando unico, chi, molto più semplicemente, come eserciti nazionali in grado di combattere insieme.
Forse sarebbe bene guardare un po’ indietro a quando nei primi anni cinquanta fu presentato il piano Pleven che avrebbe dovuto far nascere la CED (Comunità Europea di Difesa).
Questo piano prevedeva un effettivo esercito europeo di sei divisioni, una per ogni paese dell’alleanza, con strutture e armamenti comuni e, cosa più importante, un ministero della difesa comune.
Un modo per applicare quello che era il motivo di fondo per la nascita della Nato: America in, Urss out, Germania down. In pratica gli USA rimanevano a difendere l’Europa, l’Urss ne rimaneva fuori e la Germania non si riarmava (non dimentichiamo che lo stesso Adenauer era fermamente contrario al riarmo tedesco).
Dopo 70 anni a cosa siamo arrivati?
L’America si chiama fuori, la Russia preme ai confini e la Germania vara il più colossale piano di armamenti dai tempi di Hitler.
E l’Italia? Si chiama fuori da tutto, auspica un esercito europeo senza armi, fondato sulla somma di singoli eserciti con armamenti ognuno diverso, con spreco delle poche risorse in nome della sovranità e della difesa delle industrie nazionali e risolve il problema dell’aumento delle spese militari chiesto da Trump inserendo in queste spese anche i fondi per il ponte di Messina!
Dovremmo invece costruire un vero esercito unico, produrre gli armamenti con aziende europee e finanziare il tutto con eurobond: in questo modo si risparmierebbe moltissimo, i fondi resterebbero in Europa creando posti di lavoro anziché finire alle industrie degli armamenti americane e molto probabilmente potremmo anche incrementare le esportazioni. Diverremmo così più autonomi e meno dipendenti dai capricci di un Trump o dalle minacce di Putin.Ovviamente sarebbe molto meglio se nessuno esportasse armi (specie agli stati totalitari e in guerra), ma occorre essere realisti: se non lo facciamo noi, lo faranno gli altri.
Lo avevano già capito i padri fondatori dell’Europa nel 1954.
di Angelo Gazzaniga