C’è una notevole confusione su quanto indicano questi termini.
A grandi linee:
- Per criptovalute s’intendono “soldi” creati da privati senza alcun aggancio a monete reali. Soldi che non hanno altro valore che quello di mercato: io scambio le mie criptovalute create da una società privata (ad es i Bitcoin) con le criptovalute create da un’altra società privata . è un sistema prevalentemente speculativo (il vero guadagno è l’aumento di valore delle società emittenti) e che si presta particolarmente a scambi illeciti o all’evasione in quanto non lascia nessuna traccia.
- Gli stablecoin sono invece criptovalute emesse sempre da società private, ma ancorate ad una moneta corrente (normalmente il dollaro) che garantisce loro una certa stabilità (da cui il nome) e maggiori facilità di scambio. Non per niente è la valuta utilizzata da Trump per fondare una sua società di emissione (alla faccia del conflitto di interessi!) e spinta particolarmente dal governo USA. Infatti grazie a questo sistema ogni transazione verrebbe appoggiata al dollaro creando un flusso enorme di capitali verso gli Stati Uniti. Per fare un esempio, se pagassimo il caffè al bar in stablecoin, il nostro pagamento avrebbe un riferimento in dollari e verrebbe dirottato al di là dell’Atlantico.
- Le monete digitali sono invece semplicemente un mezzo di pagamento elettronico che permetterebbe, se applicato integralmente, di gestire qualsiasi transazione in qualsiasi paese del mondo senza passare per le banche, semplicemente utilizzando un’app del telefonino. È ovvio che questo sistema sia osteggiato dalle banche con argomenti non del tutto capziosi perché in questo modo le banche avrebbero sempre meno depositi da gestire e da offrire ai clienti. Si tratta anche in questo caso di trovare un giusto equilibri e regole che non penalizzino nessuno né favoriscano troppo altri.
Anche in questo caso c’è la necessità di muoversi rapidamente e bene per offrire migliori possibilità ai cittadini senza far trionfare speculatori o interessi particolari.
Ne sarà capace l’Europa?
di Angelo Gazzaniga