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Libero mercato versus Mafia Capitale

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Maltempo: su social network foto 'Shelf cloud' e doppio arcobaleno
Quale rimedio alle situazioni tipo quella della Mafia Capitale, nata come un parassita in uno Stato sociale consociativo e pre-capitalistico? La liberalizzazione della pubblica amministrazione all’anglosassone!

Diceva Oscar Wilde che “la maggior parte di noi vive nelle fogne, ma c’è chi lo fa guardando le stelle”. C’è un’uscita di sicurezza nel senso tecnico di Realpolitik dalle fogne capitoline dalla Mafiopoli dei trafficanti Carminati e Buzzi, che si inserisce come un parassita nella vampirizzazione consociativa dello Stato Sociale figlia di un ordinamento pre-capitalistico come ai tempi della Banca Romana (sic!); stupisce che dalle colonne de “la Repubblica” se ne sia accorto soltanto Franco Debenedetti, e non il governo Renzi schiacciato a quanto pare tra le sabbie mobili del bicameralismo perfetto e la superficialità dei gattopardi: il rimedio è nella liberalizzazione anglosassone della pubblica amministrazione.
Se è vero come scrive Annamaria Rivera che “profittando della tendenza istituzionale a tradurre in termini di emergenze quelli che, in un paese normale, sarebbero semplicemente bisogni e diritti, la cupola fascio-mafiosa romana mercifica e snatura il sociale usando mezzi criminali intrinsecamente fascisti” come già faceva la Repubblica di Salò, è a causa della scomparsa di un’economia di mercato. Cerchiamo insieme di capire perché. Citando ancora la Rivera, se è surreale “…aver affidato a cinici manigoldi di tal fatta settori di estrema delicatezza quali l’accoglienza di migranti e richiedenti asilo e la gestione dei campi-rom: è come affidare dei bambini alle cure di una banda di pedofili”, è perché in Italia da Mussolini a De Mita è scomparsa ogni traccia di competizione. Ecco dunque la trascrizione riassuntiva del “vaccino anti-corruzione” ipoteticamente disegnato dall’editorialista Franco Debenedetti nella sua lettera aperta indirizzata a Ezio Mauro: “Caro direttore, spesso anch’io, come Fubini, ho sostenuto la tesi che occorrerebbe “il vaccino dei privati nelle aziende”: in Senato negli anni “sprecati” dell’Ulivo; e poi in quelli (sprecati anch’essi?) in cui nel Cda di Iride, l’odierna Iren, cercando di far prevalere i propositi liberalizzatori del sindaco di Torino sull’arcigna difesa della proprietà municipale del sindaco di Genova; e poi ancora in occasione dello sciagurato referendum sull’acqua. Gli obiettivi dichiarati erano efficienza e apertura al mercato, ma i ricordi di Tangentopoli erano troppo vivi per non vedere nella separazione dei ruoli il pubblico a decidere e verificare, il privato ad eseguire anche un mezzo per levare spazio alla corruzione. Però non è che una medicina buona serva in tutte le malattie:serve anche in quella della cosiddetta Mafia Romana? Il sistema corruttivo della Buzzi e C. (userò convenzionalmente questo nome collettivo) si era progressivamente esteso, nel gran verminaio c’era di tutto, perfino il combustibile per navi inesistenti, ma aveva un suo business caratteristico, quello da cui era partito per infiltrarsi nella macchina amministrativa…E’ un lavoro povero, con margini ridotti per assistiti e per assistenti, senza vere economie di scala, quasi precapitalistico (anzi, precapitalistico, nda). Nulla a che vedere con i bei tempi di Tangentopoli, quando si facevano ponti e gallerie, si dava la scalata ad aziende, si costruivano cattedrali nel deserto…una cosa delle più squallide è constatare quanto sia bassa la soglia di corrompibilità di politici e amministratori. La Onlus di Buzzi e company non è una struttura pubblica da privatizzare, è un’organizzazione che più privata di così non si può. Il “vaccino” non glielo si può iniettare direttamente. Va usato per una vasta campagna di immunizzazione, che coinvolga tutta l’amministrazione:se questa controlla e non gestisce, i suoi compiti diventano chiari, …la sua dimensione gestibile. Il “vaccino” è il primo passo per la riforma della PA, da decenni “il” problema del nostro Paese. Non è purtroppo questa la reazione…” circoscrivendo “…la penetrazione (le “mele marce”), di identificarla con l’anomalia per antonomasia, la più classica ma anche la più distante (la mafia)…”. Ma abbiamo un problema:se le riforme si perseguono per davvero, le agenzie di rating non potranno più manipolare il mercato secondario…

Alexander Bush

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