Le “divise” di Salvini, abuso di Stato

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Cosa rappresenta Salvini in divisa?

L’Esecutivo non solo appare ma è allo sbando, corroso “ab origine” dal morbo della contraddizione che, come il “punteruolo rosso” con le palme, lo infetta e contagia lo Stato, svuotandolo rapidamente della sua linfa vitale. Ne rimane solo la scorza. Lo si constata nell’abuso delle “divise” dei corpi dello Stato da parte di un vicepresidente del Consiglio.
Che cosa diremmo se il titolare degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, girasse con la feluca di ambasciatore o se Alfonso Bonafede, ministro di grazia e giustizia, indossasse alternativamente il tocco e la stola di alto magistrato o la toga di cassazionista? Indossare i “panni” dei Servizi e farsi scudo dei Simboli della Res Publica significa abusare dello Stato a mero beneficio di chi è nominato ad amministrarne pro tempore i poteri. Vuol dire confiscarne la sacralità a vantaggio di un particulare, “con-fondere” Entità nettamente diverse, quali lo Stato e i partiti, che per la Costituzione vigente sono e debbono rimanere separati, proprio per scongiurare la deriva verso il Regime monopartitico, sciaguratamente sperimentato nel peggior ventennio della nostra storia, quando la Corona, istituzione apicale dello Stato d’Italia, risultò isolata, sotto assedio e depotenziata fino a quando la sconfitta militare mise a nudo la fragilità di chi aveva confuso Nazione e partito.

di Aldo A. Mola

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Aldo Mola
Aldo Alessandro Mola (Cuneo, 1943) dal 1967 ha pubblicato saggi e volumi sulla storia del Partito d'Azione e di Giustizia e Libertà, della massoneria e della monarchia in Italia. Direttore del Centro Giovanni Giolitti (Dronero- Cavour) ha coordinato Il Parlamento italiano, 1861-1994 ( Nuova Cei, 24 voll.). Il suo Giolitti, lo statista della Nuova Italia è nei “Classici della Storia Mondadori”. Tra le opere recenti, Italia, un paese speciale (4 voll.)

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