Immunità parlamentare, vera democrazia

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Dario immunità
Ci credete ancora, cari amici liberali, alla separazione dei tre poteri teorizzata da un certo Montesquieu? E allora è tempo che chiediate a gran voce il ripristino dell’immunità parlamentare.
Ma come, protesteranno coloro che hanno nell’orecchio il ritornello cominformista: si vuole proteggere i corrotti e fare un piacere alla casta dei politici?
Eh, no, cari amici, si vuole difendere la democrazia. Che infatti prevede una rigida separazione dei tre poteri: legislativo, esecutivo e giudiziario. Questa separazione è una garanzia anzitutto per il cittadino comune: il quale non sarà in balia di poteri conniventi tra loro, dal momento che – essendo separati – non potranno “fare squadra” né prevaricare l’uno sull’altro. E inoltre è una difesa per chi fa politica in rappresentanza degli elettori, di fronte all’espandersi sempre pericoloso (oltre che abnorme, in Italia) del potere giudiziario.
Dal 1993, quando sotto l’urto populista di Tangentopoli l’immunità dei parlamentari è stata di fatto soppressa, si è finito per ledere i poteri esecutivo e legislativo, rendendoli vulnerabili ai condizionamenti di quello giudiziario. Quale politico oserà criticare, come è suo dovere fare, l’operato sbagliato dei giudici, se correrà il rischio di essere processato per ritorsione? Quale politico oserà mettere mano a una riforma della magistratura – oggi drammaticamente necessaria – se correrà il rischio di fare la fine di Silvio Berlusconi? Infatti, dopo la modifica dell’articolo 68 della Costituzione, è diventato possibile sottoporre a processo un parlamentare senza un’autorizzazione a procedere della Camera di appartenenza e, nel caso di condanna definitiva, mandarlo in carcere. La legge costituzionale numero 3 del 1993 ha mantenuto la prerogativa dei parlamentari solo limitatamente all’arresto, alle perquisizioni e alle intercettazioni.
Dunque, cari amici liberali, non dovete temere d’essere accusati, quando proclamerete questa verità, di “fare gli interessi di Berlusconi”. La sua vicenda politica e giudiziaria, inquietante per molte ragioni che ho già illustrato su Libertates (“I nostri cinque no”) sta seguendo comunque la sua strada. E l’immunità di cui stiamo parlando (sottoposta naturalmente ogni volta al voto del parlamento, eccetto, come avveniva prima del ’93, in caso di flagranza di reato per la quale sia obbligatorio l’arresto) cesserà comunque quando un parlamentare sarà decaduto dalla carica. Ma la separazione dei tre poteri sarà assicurata meglio di oggi: chi è stato delegato a rappresentare i cittadini non sarà condizionato dall’invadenza delle Procure. E la libertà di agire con indipendenza dentro e fuori dal Parlamento è una garanzia per tutti. Almeno fino a quando i parlamentari saranno eletti dal popolo. E in attesa che lo siano anche gli alti magistrati!

Gaston Beuk

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Gaston Beuk
Gaston Beuk è lo pseudonimo di un noto giornalista e scrittore dalmata. Si definisce liberale in economia, conservatore nei valori, riformista nel metodo, democratico nei rapporti fra cittadino e politica, federalista nella concezione dello Stato e libertario dal punto di vista dei diritti individuali.

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