Il Covid di San Carlo e la riforma del calendario

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La riforma del calendario sembra una passeggiata ma fu di una complessità mostruosa. Tutti gli astronomi del tempo convenivano che dal 46 prima di Cristo a metà del ‘500 c’erano 10 giorni di anticipo con complicazioni per calcolare il giorno di Pasqua. Prima complicazione le divisioni politiche e religiose che avevano portato al Concilio di Trento che sancì la rottura definitiva tra cattolici e protestanti. Seconda complicazione. All’epoca non esisteva né Onu né Unione Europea. La diplomazia era affare del papa e GregorioXIII era deciso per la riforma. Nominò una commissione (oggi diremmo taske force) di astronomi e colti del tempo. Ma non riuscivano a mettersi d’accordo. A sbrogliare la matassa ci pensò un medico di Cirò. Amico del cardinale Guglielmo Sirleto suo conterraneo calabrese suggerì alla commissione la soluzione con un calcolo difficilissimo che portava alla correzione sistematica e continua del ritardo mal calcolato da Giulio Cesare. La commissione continuò a discutere ma il tempo di concludere sembrò svanire con la morte del medico di Cirò. Cosa era accaduto? Nell’agosto del 1576 era scoppiata la peste a Milano . Oggi la chiameremmo Covid- 76. Si recò dall’amico Carlo Borromeo arcivescovo di Milano per una consulenza medica e diede il buon consiglio: isolare gli ammalati. Ma in Curia c’era troppo assembramento e il medico si ammalò e morì in pochi giorni. Le sue spoglie finirono in una fossa comune e i suoi parenti non poterono celebrare un degno funerale. Seppero della dipartita dopo alcuni mesi dal Santo Cardinale. Per fortuna il fratello del defunto non si dimenticò del “report” del fratello e si rivolse a un astronomo di fama, il cardinale Alessandro Piccolomini che convinse Gregorio ad approvare il progetto, ancora fermo in commissione. Così promulgò la bolla papale nel 1578. Ma non era finita. La riforma doveva passare al vaglio di tutti, o quasi, i regnanti del globo. Passarono anni e finalmente nel 1582 fu avviata la riforma del calendario. In quell’anno il mese di ottobre durò solo 21 giorni per compensare il ritardo dei secoli precedenti. Quando i colti dovettero dare un nome alla riforma del calendario – paragonabile oggi a Internet – pensarono al medico di Cirò . Ma col passare del tempo il suo nome si era modificato e corrotto. Aloysio Gigli o Aloisio Giglio? Luigi Lilio o Aloisio Lilio? Fu così che per semplificare il calendario fu attribuito non all’inventore ma al promulgatore cioè al papa Gregorio. Presto il nome del medico fu dimenticato ma non la sua ingegnosa equazione astrale. Persino le persone più sfigate come Aloisio o Luigi sono usciti dopo secoli dalle tenebre dell’oblio. Non lamentiamoci perciò del presente. Parola di calabrese!

di Filippo Senatore

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