Il caos c’è, ma il clima non c’entra

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Ci sono altri modi per combattere l’emergenza climatica?

Leggo una mozione “da approvare nei Consigli regionali e nei Consigli comunali, che, sul modello di quanto fatto dal Regno Unito, dichiari lo stato di emergenza climatica e impegni gli enti a porre in atto una serie di azioni volte a contrastare il cambiamento climatico”.
Il clima e’ per definizione una media delle condizioni meteorologiche fatta su 30 anni; affrontarlo come emergenza e’ esattamente l’opposto di quanto andrebbe fatto, e cioè una strategia pianificata con cura e portata avanti con costanza.
Purtroppo l’inconsistenza della mozione non si ferma qui: “Innumerevoli studi accademici confermano ormai che il caos climatico in atto è influenzato dalle attività umane. Si tratta di un fenomeno che causa danni incommensurabili a persone, animali ed interi sistemi produttivi”. A differenza della narrativa comune, tutte le associazioni scientifiche sono concordi nel confermare che le osservazioni a livello globale mostrano una Terra che sta diventando sempre più verde e non deserta, non c’e’ alcun aumento di frequenza o intensita’ di fenomeni climatici estremi come uragani o cicloni, tornado. siccità o incendi, e che l’estensione dei ghiacci al Polo Sud, riserva del 90% dei ghiacciai terrestri, non sta certo diminuendo. Anche la NOAA, Associazione governativa americana per lo studio degli oceani e dell’atmosfera di indubbia caratura scientifica, sottolinea che SOTTOLINEA CHE “In summary, neither our model projections for the 21st century nor our analyses of trends in Atlantic hurricane and tropical storm activity support the notion that greenhouse gas-induced warming leads to large increases in either tropical storm or overall hurricane numbers in the Atlantic”.

Anche da noi i ricercatori che studiano la piovosita’ nel nostro Paese non osservano alcuna variazione significativa negli ultimi due secoli e sostengono che le “bombe d’acqua” sono solo un termine giornalistico che non trova riscontro nella realta’.

Ristabilita la correttezza scientifica, dietro tale mozione ci deve essere altro: ”Oltre a dichiarare lo stato di emergenza climatica, la proposta di mozione impegnerebbe Comuni e Regioni a rendere tutte le proprie sedi e uffici carbon free entro il 2030; garantire che tutte le decisioni strategiche, di bilancio e di pianificazione siano compatibili con il raggiungimento della carbon neutrality entro il 2030”. Verrebbero quindi dedicate ingenti risorse, anche economiche, a contrastare un caos climatico, che abbiamo visto non esistere, in una situazione di emergenza che tipicamente abbassa le attenzioni sulle modalità di gestione delle risorse stesse. Una situazione che faciliterebbe certi amministratori ad una gestione “disinvolta” dei capitali.
Purtroppo, mi auguro di sbagliarmi, ma mi sovviene la mala gestione dei capitali avvenuta con l’incentivazione al fotovoltaico quando grazie ai vari Conto Energia sono stati prelevati 6,7 miliardi di euro per 20 anni dalla tasche degli italiani con tempistiche e modalità alquanto criticabili: nell’anno in cui in Italia si installavano quasi 10 GW di fotovoltaico a costi elevatissimi ma garantendo ai grossi investitori un IRR che in alcuni casi oltrepassava il 20%, in Cina, Paese da cui proveniva la gran parte dei moduli utilizzati in Italia, si installavano 300 MW. Ora che i costi di tale tecnologia sono piu’ competitivi, in Italia non ci sono piu’ fondi da dedicare all’incentivazione e nel 2018 sono stati installati 440MW mentre in Cina si parla di oltre 44 GW, 100 volte di piu’! Oltretutto, nonostante tale ingente esborso da parte del consumatore, non siamo neanche stati capaci di sviluppare una filiera italiana del fotovoltaico finanziando invece le aziende cinesi, tanto che oggi ben 8 tra i maggiori 10 produttori mondiali di moduli sono cinesi. Siamo sicuri che questa sia la miglior pianificazione per il beneficio dei contribuenti?
Invece di contrastare l’inesistente caos climatico, per salvaguardare l’ambiente e la salute umana non sarebbe forse piu’ opportuno, solo per fare qualche esempio, garantire sicurezza ed orari dei treni pendolari e dei mezzi pubblici, anziché aumentarne il prezzo dei biglietti o obbligare sempre il solito contribuente a cambiare auto in nome di una dubbia riduzione delle emissioni? Sono ben consapevole che queste non siano azioni semplici e che non garantiscano, a differenza di altre piu’ facili ed appariscenti posizioni, un immediato rientro di immagine e di voti; mi chiedo pero’ allo stesso tempo se i nostri amministratori siano eletti, oltre che lautamente pagati, per cercare di risolvere problematiche anche complesse o per farsi belli con facili soluzioni ad emergenze inesistenti?
Molto piu’ facile evidentemente importare “quanto fatto dal Regno Unito” ove, permettetemi la facile battuta sulla Brexit, in questo momento sono certo esperti di caos, ma non certo climatico!
Per quanto riguarda la terminologia, vedo pero’ che siamo stati velocissimi ad adattarci alle indicazioni provenienti dal Regno Unito:
Guardian Guidelines: According to reports the Guardian newspaper has updated its style guidelines. “The Guardian will use ‘climate emergency, crisis or breakdown’ instead of ‘climate change’
Spero che,superate le elezioni europee, si torni a più miti, validi e seri consigli e finisca la ricerca di facili consensi elettorali pagati dai contribuenti…. almeno sino alle prossime elezioni!

di Gianluca Alimenti

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