GIOCHI DI POTERE: FILM O REALTA’ SUL TRAMONTO DELL’OCCIDENTE


“… nel nostro avvenire possono comparire forme di cesarismo; è infatti
il cesarismo la fase finale di una civiltà… Oggi, l’ipotesi del cesarismo nei
paesi avanzati dell’Occidente appare assurda. Ma acquisterebbe
consistenza se la pressione del Terzo Mondo, in un modo o nell’altro,
sconvolgesse gli equilibri; se creasse situazioni pericolose…”
Piero Ottone, Il tramonto della nostra civiltà 1994

La democrazia occidentale volge al crepuscolo, e non è difficile spiegare perché.
E’ uscito su Sky un film veramente bello, Giochi di potere: sulla vera storia del danese Michael Soussan, ex giovanissimo funzionario delle Nazioni Unite, figlio di un diplomatico, trovatosi nel 2003 per caso all’interno della stanza dei bottoni di New York, sotto la guida dell’allora sottosegretario dell’Onu Pasha (un criminale oggi latitante a Cipro).
Era in corso, nell’annus horribilis 2003, il programma “Oil for food”, “Petrolio per cibo” quando l’enfant prodige danese Soussan si trova ad essere – grazie ai suoi ottimi studi – il coordinatore della sua gestione fraudolenta in Iraq. Si accorge presto – alla sola età di 24 anni – che ha a che fare con Cosa Nostra americana, per quanto incredibile possa sembrare una simile lettura dei fatti. L’intera organizzazione delle Nazioni Unite (non è chiaro se fosse coinvolto lo stesso Kofi Annan) più tutti i governi occidentali con le loro imprese multinazionali erano coinvolti in un gigantesco giro di mazzette per miliardi di dollari con il dittatore iracheno Saddam Houssein. L’elemento più tragico di questa spy story è che il diplomatico di talento Soussan, in Iraq, si innamorò di una bellissima intellettuale curda che venne uccisa dal suo stesso mentore Pasha (sic!): è la smoking gun che l’Onu, a New York, era ed è gestita come se fosse l’onorata societas scelerum del Padrino. Scrive Silvia Bizio il 9 luglio 2019 su la Repubblica, delineando i contorni di una trama da Mario Puzo, The Godfather: “Nel 1995 l’Onu stabilì un programma chiamato Oil – for – Food (petrolio per cibo), al fine di fornire aiuto umanitario al popolo dell’Iraq grazie ai profitti derivanti dalla vendita del petrolio iracheno, tuttora ritenuto il migliore al mondo. Nel giro di pochi anni esplose lo scandalo che afflisse le Nazioni Unite all’epoca dell’invasione dell’Iraq nel 2003, quando il programma venne chiuso. Quei fatti vengono raccontati da un testimone d’eccezione, Michael Soussan nel suo libro autobiografico “Pugnalate alla schiena per principianti”…”. Per Soussan i guai cominciano, quando inviato in Iraq da Pasha instaura una liaison con una nazionalista curda cosmopolita che gli fornisce personalmente la “lista più pericolosa del mondo”: ci sono i nomi di 2.300 compagnie multinazionali tra cui la Texaco e la Exxon, e dei più alti esponenti dei Governi occidentali che hanno fatto affari sporchi con l’angelo della morte Saddam Houssein tradendo ogni regola del libero mercato.
Il vice di Kofy Annan non si fa scrupolo di ordinare (è una storia vera anche questa) a una banda di delinquenti iracheni l’omicidio di questa incredibile femme fatal fidanzata seriamente con Soussan, la quale se fosse rimasta viva avrebbe potuto certamente avere un ruolo decisivo nella ricostruzione dell’Iraq post-Saddam. Nella Tangentopoli globale di “Oil for food” sono purtroppo coinvolti anche l’ex segretario di Stato dell’Amministrazione Bush Condoleeza Rice e il vice-presidente americano Dick Cheney. Dunque, riepilogando: la brutta notizia è che quella di cui stiamo parlando è la probabile fine del capitalismo anglosassone e internazionale che ha concorso a liberare l’Occidente nel 1945 . Occorre al riguardo leggere il formidabile “Il tramonto della nostra civiltà” pubblicato da Piero Ottone nel 1994: ogni fenomeno umano nasce, si sviluppa, declina e muore. E’ inutile spiegare perché. Accade e basta.
Ma la buona notizia, è che in America i ragazzi in gamba come Soussan possono rivolgersi a giornali indipendenti come il Wall Street Journal e svincolarsi dal sistema, cambiando gli assetti di potere consolidati con le loro denunce: perché in America e nei paesi anglosassoni ancorchè in declino inarrestabile, “gli individui fanno la società” (come appunto il menzionato giornalista d’inchiesta Soussan o Bill Gates), per citare lo slogan della Iron Lady Thatcher.
In Italia? Soussan sarebbe finito ammazzato, o disoccupato. Nell’Italia del Russiagate che profuma di 65 milioni di dollari finiti alla Lega con le impronte digitali di Vladimir Putin.
Michael, intervistato dai giornalisti del Wall Street Journal, dà una lezione di pedagogia: “Il problema non è se racconti bugie agli altri, ma quando le racconti a te stesso”.

di Alexander Bush

Sull'Autore

Alexander Bush, classe '88, nutre da sempre una passione per la politica e l’economia legata al giornalismo d’inchiesta. Ha realizzato diversi documentari presentati a Palazzo Cubani, tra questi “Monte Draghi di Siena” e “L’utilizzatore finale del Ponte dei Frati Neri”, riscuotendo grande interesse di pubblico. Si definisce un liberale arrabbiato e appassionato in economia prima ancora che in politica. Bush ha pubblicato un atto d’accusa contro la Procura di Palermo che ha fatto processare Marcello Dell’Utri e sul quale è tuttora aperta la possibilità del processo di revisione: “Romanzo criminale contro Marcello Dell’Utri. Più perseguitato di Enzo Tortora”.

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