Come non si fa un condono

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Cosa intendiamo per condono?

Puntuale, inesorabile si dovrebbe dire, appare all’orizzonte degli italiani il condono.
Questo provvedimento per pudore, o vergogna, assume un nome sempre diverso a seconda della fantasia di chi lo propone: accordo amichevole, tombale, volontary disclosure ed ora “pace fiscale”: ma sempre condono è…
Ma quando si parla di condono andrebbe subito indicato di che condono si tratta: ne esistono infatti di tanti tipi con ben diversa importanza fiscale e morale.
C’è infatti il condono che viene incontro alle esigenze straordinarie di una crisi: “ho dichiarato regolarmente il dovuto ma non sono stato in grado di pagarlo perché ho preferito salvare l’azienda, pagare gli operai ecc. ecc, ora pago tutto il dovuto senza mora, multe o interessi”: è il tipo di condono più che comprensibile e moralmente accettabile visto il periodo appena trascorso.
C’è poi la versione che prevede anche uno sconto sulle imposte dovute: “se mi paghi subito oltre che multe, more e interessi, non paghi anche una parte di quello che dovevi”. È già una versione più discutibile: uno schiaffo a chi ha pagato tutto per tempo facendo magari gravi sacrifici.
Se poi passiamo ad un’altra versione più “spinta” i dubbi diventano ancor più gravi: se applico il condono anche a chi ha ricevuto un accertamento perché non aveva dichiarato il dovuto significa: “hai tentato di evadere in tutto o in parte e adesso, una volta beccato, hai una possibilità di cavartela a buon mercato”. Non più un favore a chi è in difficoltà, ma una mano tesa ad un evasore.
La peggior versione è naturalmente quella “tombale”: viene condonato tutto, sia quello dichiarato e non pagato, sia quello non dichiarato e accertato dall’Agenzia, sia quello non ancora pagato, né accertato. Un autentico patto scellerato con gli evasori che pagando una certa cifra su quanto non dichiarato (e quindi gestibile da loro come meglio credono) ottengono l’impunità presente e futura.
Premesso che un condono è sempre e comunque una sconfitta dello Stato e uno schiaffo ai cittadini onesti che hanno sempre pagato andrebbero fatte due considerazioni:

  • si dovrebbe chiarire subito quale tipo di condono si vuole fare: altrimenti si continuano a considerare i cittadini sudditi incapaci da imbonire con giochi di parole (quale “pace fiscale”) mentre si sta preparando tutt’altro
  • si dovrebbe fare un condono solo quando si prevede un’autentica riforma fiscale. Ne abbiamo avuto un esempio quando il famoso ministro Vanoni passò dall’accertamento induttivo a quello analitico (cioè da un accertamento basato sul convincimento del funzionario a quello basato su una contabilità tenuta secondo certi dettami), allora si mise una pietra sopra alle liti preesistenti e si passò ad un nuovo sistema.

Ma per Libertates quello che veramente occorrerebbe in questo campo sarebbe una vera riforma di tutto il sistema tributario: non regali agli evasori ma una semplificazione di tutta la giungla normativa. Poche leggi e regolamenti chiari e comprensibili a tutti, poche aliquote, poche imposte principali, un sistema che aiuti il cittadino onesto a fare il proprio dovere e non lo vessi con adempimenti burocratici inutili e costosi per lui e per l’amministrazione.
Ma purtroppo sospettiamo che una riforma richiede competenza, coraggio e tempo, mentre un condono porta soldi e voti e quindi… buon condono

di Angelo Gazzaniga

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Angelo Gazzaniga
Presidente del Comitato Esecutivo di Libertates. Imprenditore nel campo della stampa e dell’editoria. Da sempre liberale, in lotta per la libertà e contro ogni totalitarismo e integralismo.

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