Si allarga lo scandalo del traffico di organi già denunciato da Libertates in un convegno di anni fa organizzato assieme alla “Laogai foundation”
Cominciamo col parlare di Cina,di una nazione-continente (oltre un miliardo e 300 milioni di abitanti) che,nonostante la recente flessione nella crescita del pil, rimane pur sempre al secondo posto (dopo gli Usa) come crescita economico-finanziaria e minaccia di scavalcare il gigante americano .Ma la Repubblica popolare cinese,dominata da un regime capital-comunista, è ormai noto, si ritrova all’ultimo posto nella difesa dei diritti umani (pena di morte, tortura,diritti delle donne,dei bambini,degli anziani,tutela delle minoranze etniche e religiose,libertà delle opinioni nella stampa e nel web,ecc.).
C’è un aspetto particolare,una autentica vergogna dell’umanità che vogliamo ricordare: è rappresentata dal traffico degli organi dei condannati a morte e dei dissidenti incarcerati e deceduti in seguito a torture illegali. Questo scandalo lo abbiamo denunciato da molti anni,con campagne promosse da “Zapping” e persino con due libri ( “I signori della morte”,Sperling & Kupfer,2002 e “Assassini di Stato”,Garzanti 2009 ), ma ora il tema è tornato alla ribalta per un film di Leon Lee premiato a Londra dall’Association for International Broadcasting (Aib) qualche mese fa, come “miglior documentario d’inchiesta internazionale “.La locandina del film raffigura una donna del Falun Gong con i prezzi dei suoi organi .
Nell’inchiesta, documentatissima,viene denunciato l’illegale traffico di organi ,che coinvolge scandalosamente anche i medici degli ospedali pubblici. La maggior parte degli organi vengono forzatamente prelevati dai detenuti, “colpevoli” di far parte dell’organizzazione Falun Gong (che pratica un’antica disciplina spirituale perseguitata dal regime di Pechino). Gli organi vengono poi venduti alle cliniche e agli ospedali di tutto il mondo, Europa compresa. Il gruppo di popolazione dei Falun Gong negli ultimi anni è stato particolarmente preso di mira,ma gli organi vengono “strappati” anche ai tibetani,agli uiguri (musulmani) e ai cristiani non appartenenti alla Chiesa patriottica (cioè di Stato).Non sono però esclusi da questo “trattamento” gli internati nei campi lager (laogai),dove studenti e intellettuali del dissenso cercano di sopravvivere con i lavori forzati.
Secondo le fonti citate dal film, tra il 2003 e il 2008 sono state uccise per prelevare i loro organi da 40 a 60 mila persone. Ma il regista Lee ha raccontato che,secondo un chirurgo militare cinese la cifra nello stesso periodo superava le 600 mila persone. Ovviamente non esistono dati ufficiali. Del resto come potrebbero essere pubblicate cifre su questo fenomeno, se persino sulle esecuzioni capitali non vi sono cifre ufficiali, considerate un “segreto di Stato” ?
(Secondo le ong umanitarie sono almeno 5000 le vittime ogni anno ,ma la cifra aumenta di anno in anno,talvolta si raddoppia). “Altre informazioni-commenta Leon Lee- suggeriscono che la rapina degli organi dei condannati potrebbe interessare due milioni di persone. Siamo stati prudenti nel film. Quello che abbiamo mostrato è solo la punta di un iceberg”.
La Cina,dunque,seconda potenza economica mondiale,che sta conquistando l’Africa e che domina i mercati di tutto il mondo,continua a praticare, nel campo dei diritti degli esseri umani , metodi medievali,barbari,nell’indifferenza dell’opinione pubblica mondiale. Per la verità ogni capo di Stato dell’Occidente ( a partire da Obama,ma senza escludere quelli europei e di casa nostra) che si reca a Pechino non dimentica di ricordare la necessità e l’urgenza di rispettare i diritti umani. Ma quelle richieste continuano a rimanere lettera morta,anche perché a dominare i colloqui sono sempre i progetti e i contratti industriali e commerciali. Insomma il business vince sempre.
Aldo Forbice