ATTRAZIONE FATALE TRA KAROL WOJTYLA ED EMANUELA ORLANDI (parte II)


“You can’t run the Church on Hail Marys.” “La Chiesa non si governa ad avemarie”
Paul Casimir Marcinkus

Riproduciamo integralmente la testimonianza della ex compagna di classe di Emanuela Orlandi, che è cruciale ai fini dello smascheramento dell’ “open verdict”, raccolta per la serie “Vatican girl” – apprezzata anche da Carlo Calenda:

“Grazie di essere venuta. So che è la prima volta che racconti questa storia.
Immagino che sia difficile per te. Grazie di avere avuto questo coraggio. Oggi tu stai parlando in incognito. Perché in incognito?”
“Perché mi sento più tranquilla. Sono più tranquilla. Anche perché riesco a parlare meglio di lei. Con Emanuela ci siamo conosciute perché andavamo a scuola insieme.
Abbiamo avuto una simpatia subito l’una per l’altra, quindi ci siamo trovate subito molto bene e ci siamo frequentate al di fuori della scuola. Era una ragazzina carina, una ragazzina acqua e sapone; la mia e quella di Emanuela sono state due adolescenze molto riservate. E i nostri genitori erano molto rigidi e molto cattolici. Però, comunque, ci piaceva fare la marachella; uscire di nascosto quando la mamma ci diceva “Non andare in giro!” magari ci allontanavamo un pochino, magari uscivamo dal Vaticano per andare a vedere un ragazzetto; quello che deve fare una ragazzetta di quella età, 14-15 anni.
L’ultima volta che io e Emanuela ci siamo viste è stato un giorno che Emanuela mi chiamò: la settimana prima che succedesse questa cosa… Giovedì 15 giugno 1983. Dice, “Senti, ci dobbiamo vedere perché io ho un segreto da confessarti, da dirti. Una cosa segreta da dirti. Ci siamo viste al di fuori del Vaticano, ma sotto casa sua. Io li per li ho detto: c’è qualche ragazzetto; però io capii subito che non era il segreto bello che io m’ero immaginata da come stava lei dal suo essere rigido; aver paura, anche vergogna forse.
E poi Emanuela mi ha detto – durante uno dei suoi giri vaticani – che una persona molto vicina al Papa l’aveva infastidita (sullo sfondo del racconto della testimone scorrono le immagini di Marcinkus e Wojtyla, ma io non credo che fosse stato Marcinkus ad aver molestato Emanuela, ndr).
“Usò queste parole”.
“Sì. Infastidita… non c’è una parola per definire questa cosa; a me è bastato proprio – te lo giuro – guardarla. E capii quello che voleva dire.”
“Tu sapevi che aveva a che fare con l’attenzione sessuale?”
“Assolutamente sì.”
“L’idea che ci possa essere stato qualcosa, che possa essere accaduto qualcosa in quel senso a Emanuela ovviamente il Vaticano farebbe di tutto per tenerla nascosta. Adesso si parla tanto della pedofilia, ma al di fuori del Vaticano.”: commenta Pietro Orlandi, un uomo a mio avviso eccezionale.

Commenta la donna, rimasta in incognito a proposito della confessione shock di Emanuela:

“A chi doveva dirlo? L’ha detto a me pensando di liberarsi di sta cosa. Non ho fatto niente. Non lo so, non lo so… (si asciuga le lacrime con il senso di colpa, ndr).
La sensazione era anche un po’ sai, di vergogna. Ma… a parte, … noi a chi avremmo detto una cosa del genere? Chi avrebbe creduto a una cosa del genere? Due ragazzine che magari stanno insieme… se inventano qualcosa (con accento romano, ndr); non lo so, però veramente è la cosa più grande è stata di vergogna, di vergogna di dire una cosa del genere.”
“Però non c’era nessuno, lei era attaccata… all’interno della famiglia con cui si sarebbe confidata su questa cosa?”
“No, no su questo non credo lei si sarebbe mai confidata su una cosa del genere in famiglia.”
“… A me non hai raccontato: c’è un cardinale che mi ha importunata.
“Credo che sia importante dire questa cosa perché non l’ho fatto prima, e forse se l’avessi fatto prima, forse qualcosa poteva cambiare; non lo so, scusatemi (si mette a piangere, ndr)
“Tu hai paura che qualcuno del Vaticano possa vendicarsi?”
“Mah, io paura ce l’ho sempre perché purtroppo è un mondo brutto; dove tante cose non ce dovrebbero essere però ci sono.”

Orbene, è convinzione di chi scrive che – all’attento esame di questa intervista – ci siano immediate considerazioni da fare, 1) sul fatto che in televisione come dice bene lo psichiatra criminologo Steve Pieczenick non si dice mai la verità (sic!) neanche con le lacrime agli occhi, 2) che la suddetta ex compagna di classe di Emanuela abbia usato la vecchia tecnica degli “adattamenti menzogneri” (dire la verità solo in parte) ma alludeva chiaramente al Papa, e 3) infatti tale ricostruzione si integra molto bene con i nastri dell’intervista risalente al 2008 tra l’ex attivista di peso dei NAR e cronista di nera fondatore del blog “Notte criminale” Alessandro Ambrosini e l’ex braccio destro di Enrico De Pedis.
Spiega Ambrosini che non ha la profondità dell’intellettuale, ma è uomo di vita vissuta: intelligenza e cultura sono due cose diverse: “Dal 2009 è cambiato molto nella comprensione della vicenda. Le ultime acquisizioni confermano il contesto che mi è stato raccontato. Non ultima la testimonianza di una amica della Orlandi che ha rivelato le confidenze ricevute direttamente da lei: era stata molestata all’interno del Vaticano”.
Ecco il primo nastro dell’“audio editato e pubblicato da Alessandro Ambrosini su “Notte criminale”
– per chiedere il copyright a Nicola Biondo, grazie al quale sono venuto in possesso dei documenti:

– PRIMO NASTRO: “C.U: De Pedis è sepolto lì per grazia ricevuta, (nella Basilica di Sant’Apollinare frequentata da Emanuela, ndr), ma non per quello che dice quella pazza della Minardi.
AMBROSINI: Ma quanti soldi gli ha dato De Pedis per farsi…
C.U.: “Ma lei sa chi era Casaroli lei? Quello veniva al riformatorio e ci portava le sigarette. Era pure… INCOMPRENSIBILE… il papa Wojtyla…
Ambrosini: “No ma andiamo…”
AUDIO
C.U.: “Chi gli ha salvato le chiappe è Casaroli. Casaroli non è intervenuto direttamente, ha fatto intervenire gli ex cappellani di Regina Coeli che portavano whisky, lettere, tutto quello che serviva, droga, all’interno del carcere. Quando è servito qualcosa a chi si sono rivolti?”
AMBROSINI: “Allora, però… facciamo”.
C.U.: “Wojtyla… AUDIO CENSURATO… pure insieme se la portava a letto, se la portava, non so dove se la portava, all’interno del Vaticano. Quando è diventata una cosa che ormai era diventata una schifezza, il segretario di Stato ha deciso di intervenire. Ma non dicendo a Wojtyla “ora le tolgo da mezzo”. Si è rivolto a chi? Lui essendo esperto del carcere perché faceva il cappellano al riformatorio, si è rivolto ai cappellani del carcere.
I cappellani del carcere uno era calabrese, un altro un furbacchione. Un certo Luigi, un certo padre Pietro, non hanno fatto altro che chiamare De Pedis e gli hanno detto “sta succedendo questo, ci puoi dare una mano?”.
Punto. “Il resto so tutte cazzate.”
SECONDO NASTRO
C.U.: “Ma le cose vere non si possono pubblicare. AUDIO CENSURATO… Il comandante dello… che era compare subalterno del generale del Sismi. Mi hanno portato a pranzo a Fiuggi, hanno tentato di… “dicci come stanno le cose”. Ho detto “senti Nando” – si chiamava Nando – ‘che te dico? Se sapete la verità che ci fate? Non ci fate niente.
Quella è morta, come la provi una cosa del genere, ti citano pure i danni.
AMBROSINI: Quello sicuramente…
C.U.: “Io quando parlai con Nando a Fiuggi dissi: “Nando non hai capito. A te ti trasferiscono, a me m’ammazzano, lascia perdere’. Purtroppo l’Italia è un paese strano.”
Poi l’agente del Sismi in pensione Giulio Gangi è morto pochi mesi fa in circostanze strane secondo il cronista di “Corriere Roma” Maurizio Peronaci che lo conosceva bene.
Ps – A carico dell’“action man” Giovanni Paolo II che succedette al Papa dei 33 giorni Albino Luciani – morto ufficialmente per infarto miocardico, ma non venne mai effettuata l’autopsia – ci sono gravissimi indizi probanti di due condotte delittuose: il riciclaggio di denaro sporco nelle casse dello Ior e le molestie sessuali a Emanuela Orlandi.
Sullo sfondo del tramonto dell’Occidente e della tragedia di Donald Chrowhurst.
L’uomo d’azione non pensa alle conseguenze delle sue azioni, ma agisce: ora con lo Ior, ora con una ragazzina graziosamente vulnerabile.
FINE SECONDA PARTE

di Alexander Bush

Sull'Autore

Alexander Bush, classe '88, nutre da sempre una passione per la politica e l’economia legata al giornalismo d’inchiesta. Ha realizzato diversi documentari presentati a Palazzo Cubani, tra questi “Monte Draghi di Siena” e “L’utilizzatore finale del Ponte dei Frati Neri”, riscuotendo grande interesse di pubblico. Si definisce un liberale arrabbiato e appassionato in economia prima ancora che in politica. Bush ha pubblicato un atto d’accusa contro la Procura di Palermo che ha fatto processare Marcello Dell’Utri e sul quale è tuttora aperta la possibilità del processo di revisione: “Romanzo criminale contro Marcello Dell’Utri. Più perseguitato di Enzo Tortora”.

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