Antiseri: questi cattolici hanno fallito, bisogna fondare un partito nuovo

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Dario Antiseri. Filosofo morale, autore di opere fondamentali sul pensiero liberale (ultima “Il pensiero occidentale” in tre volumi nella nuova edizione per la Biblioteca La Scuola, della quale abbiamo pubblicato un brano della prefazione con Giovanni Reale nella rubrica dell’Albatros). Teorico del buono scuola e del buono salute, cattolico liberale della scuola di Rosmini, massima autorità italiana del pensiero liberale economico austriaco. E non da ultimo, presidente esecutivo per molti anni dei nostri Comitati per le Libertà.
Tutto questo è Dario Antiseri, che di recente ha lanciato un accorato appello su “Famiglia Cristiana”: dopo la DC c’è il nulla, ha scritto, occorre un partito di cattolici imperniato sulla difesa della vita umana. Altrimenti, essi sono destinati a restare ai margini della vita associata, mettendo a rischio anche i valori definiti “non negoziabili” dalla Chiesa, come la difesa della vita.

Ma è proprio questa la strada che deve imboccare la democrazia italiana per superare lo stallo che accompagna le larghe intese del governo Letta, sospendendo il bipolarismo e la democrazia? Antiseri qui risponde sull’argomento, in esclusiva per Libertates. Tu spezzi una lancia in favore della nascita di un partito dei cattolici, per invertire la tendenza che li ha portati “dalla diaspora all’assenza”. Ma un partito come tu lo immagini, sarebbe compatibile con il bipolarismo e l’alternanza, o rischierebbe di creare una pericolosa contrapposizione fra laici e cattolici?

“Il problema non è quello di creare il partito di tutti i cattolici, ma solo di quelli liberali e solidali, secondo una tradizione che muove da Tocqueville e approda a Einaudi e Sturzo. Del resto in Italia non c’è mai stato un partito di tutti i cattolici, soltanto un partito moderato come la Dc. Non mi preoccupa poi il problema del bipolarismo: non è un dogma, se il sistema come tale non funziona si butta via. Quello che conta invece è il risultato: uscire dalla spirale che ha portato dalla diaspora dei cattolici alla loro assenza dalla vita pubblica”.


Ma perché pensi che un partito dei cattolici dovrebbe garantirci una difesa migliore rispetto a quelli esistenti da quelli che tu chiami “gli incompetenti, i fautori dei privilegi, i complici delle leggi ad personam?”.
“Rovescio i termini della questione: siccome questi partiti, e i cattolici che militano al loro interno, non sono stati capaci di evitare una legge elettorale liberticida, o una legge sull’immigrazione inumana, è necessario cercare e valorizzare persone competenti, capaci di muoversi alla luce della fede e accettare la competizione delle idee”.


In un partito del tipo di quello che auspichi, i principi “non negoziabili” sostenuti dalla Chiesa, come la difesa della vita o quella della famiglia, dovrebbero costituire la tavola dei valori fondanti?


“No, io credo che il mondo cattolico abbia delle idee che possano valere per tutti. Nel caso della scuola libera, ad esempio, si difende un principio certo caro ai cattolici ma valido anche per gli altri: scuole libere, siano di indirizzo musulmano o ebraico, potrebbero essere una ricchezza, purché naturalmente le lezioni si svolgano in italiano e i contenuti siano controllati dallo Stato, bandendo qualsiasi chiusura o incitamento all’intolleranza. Quanto ai valori non negoziabili, ricordo che anche il laico Norberto Bobbio a suo tempo, provocando scandalo e stupore, si dichiarò contrario all’aborto”.


All’ordine del giorno, per l’insistenza della sinistra, c’è il tema delle unioni gay. In questo caso i cattolici dovrebbero chiarire da che parte stanno?

“Io credo che tutti, in questo campo, abbiano il diritto di dire la loro, senza pregiudiziali. La difesa dei diritti civili anche per le coppie omosessuali è giusta, anche se io resto contrario alla possibilità di adozione dei bambini”.
Ma perché pensare per forza a un nuovo partito di o dei cattolici? Non sarebbe meglio immaginare un grande partito liberal-conservatore, non dichiaratamente confessionale, capace di difendere i valori trascurati di cui parli?
“L’importante, in questo momento così tragico, è riuscire da dare un contributo magari minimo, ma concreto, al Paese. Io penso a un ruolo di stimolo, perché compito dei liberali cattolici è stabilire le condizioni politiche e sociali per cui gli investitori possano tornare in Italia e mettere in moto la ripresa. Un solo esempio: una personalità come Quadrio Curzio non potrebbe essere un eccellente ministro dell’economia? E oggi quali forze politiche esprimono, rappresentano il mondo del volontariato, le grandi energie di chi come la Caritas evita che per le strade si aggirino turbe di affamati e disperati? Oggi i responsabili di questo degrado, le vere malattie del paese, a destra come a sinistra, vestono il camice dei medici”.

 

Intervista di Gaston Beuk

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Gaston Beuk
Gaston Beuk è lo pseudonimo di un noto giornalista e scrittore dalmata. Si definisce liberale in economia, conservatore nei valori, riformista nel metodo, democratico nei rapporti fra cittadino e politica, federalista nella concezione dello Stato e libertario dal punto di vista dei diritti individuali.

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