Ritenere che l’Europa è in pace e prosperità da 80 anni per merito dell’Ue è come credere che il sole sorge poiché il gallo canta.
Gli europei godono la pace più lunga della storia innanzitutto perché hanno ben sperimentato quanto sia peggio il contrario e pure perché la pace è stata molto rafforzata dal libero scambio di merci beni e servizi, che ha beneficiato tutti qualunque siano le imperfezioni dei singoli rapporti di scambio.
Non inventiamo nulla, già F. Bastiat a metà Ottocento osservò che i confini non oltrepassati dalle merci, lo sono più facilmente dagli eserciti.
Tutt’altra questione però è quale grado e tipo di integrazione europea risulti ottimale. Senz’altro è individuabile differenza tra la prima Ue (non a caso chiamata Mec, mercato comune europeo) e la fase posteriore e più recente, di marcata omogeneizzazione di tutti gli ambiti civili ben oltre gli scambi di mercato, comunque iniziata con la dubbia questione delle “quote latte”, sicura distorsione di ciò che poteva e doveva essere semplicemente libero scambio.
È lo stesso confine che passa tra due fidanzati felici che poi vengono obbligati a sposarsi e si accorgono che troppo stretti si sta male…
Non per questo la moneta comune deve finire sul banco degli imputati, anzi, rimane comunque una buona idea forse un’esigenza, anche se notoriamente doveva essere preceduta da sufficiente coordinamento di sistemi fiscali e sistemi amministrativo/giuridici.
Tutto ciò per dire che veramente insopportabile è l’accusa di antieuropeismo a chi solo si avventura in questi distinguo o critiche. È come se un parlamentare di opposizione che sta criticando il premier venisse accusato di essere contro la democrazia parlamentare.
Non scherziamo. L’Ue non è il vangelo e ha cumulato nei decenni vizi dirigisti che, ci dissero i dissidenti sovietici appena poterono venire liberamente in Europa occidentale (1989 e seguenti), somigliano molto alla scomparsa Unione Sovietica.
Ci vuole il giusto mezzo, coordinamento tra stati ma non Superstato sovrano sopra le singole nazioni.
Tornano in mente le immagini tremende del default greco quando i manifestanti incendiavano bandiere tedesche; tensioni intereuropee impensabili prima della UE.
di Lugi Fressoia