Una magistratura indipendente, uguale per tutti, efficiente e rapida è cruciale per il buon funzionamento di una società moderna.
Per questo Libertates ha da sempre sostenuto:
II. MERITOCRAZIA
Fin dal secolo scorso si è affermato in tutti i campi il concetto di meritocrazia. Ovvero fa carriera chi è più bravo e lavora meglio. È un concetto che nella burocrazia statale e soprattutto nella magistratura non ha ancora fatto breccia. La carriera viene decisa in basa all’anzianità di servizio. Abbiamo così avuto casi di giudici che hanno emesso le motivazioni di una sentenza dopo tre (!) anni dal giudizio.
Non è certamente facile stabilire i criteri in base ai quali decidere sul merito di un giudice; a quello del numero di sentenze emesse (che rischia di far promuovere dei giudici-macchinetta che pensano più a emettere sentenze a raffica anziché studiare a fondo il caso) si potrebbe aggiungere quello del numero di sentenze che non vengono ribaltate in un ulteriore grado di appello: se un giudice vede confermate le proprie sentenze da un giudice superiore non può essere un giudice di scarso valore. Ma anche questo sistema può portare a un possibile appiattimento della giurisprudenza (emetto una sentenza non perché la ritengo giusta, ma perché è consona al pensiero del giudice superiore, così faccio carriera).
Altro criterio potrebbe essere quello del giudizio dei superiori sulla validità delle sentenze.
Altro problema dell’attuale sistema di avanzamento di carriera è che le promozioni avvengono sulla base dell’anzianità e non delle necessità della struttura. Avremo così giudici di grado superiore senza relativo ufficio (perché promossi senza che ci fossero uffici vacanti).