Unioni gay, tutti addosso al giudice

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angelo
La separazione dei poteri non è una teoria astratta: ma la base di ogni vera democrazia

La teoria della separazione dei poteri non è solo un argomento da dotti costituzionalisti o cultori di Montesquieu: il fatto che un Parlamento debba fare le leggi, un Esecutivo applicarle e una Magistratura giudicare quando un singolo comportamento le violi, sta alla base di ogni Stato moderno, democratico e (dobbiamo affermarlo con forza) liberale.
È infatti questo un principio che si è affermato nel tempo proprio grazie all’impegno e allo sforzo di politici, legislatori e pensatori liberali.
Ma è anche un principio che viene (troppo) spesso disatteso in uno Stato che si dichiara occidentale, democratico e liberale quale l’Italia.
Ne abbiamo avuto in questi giorni un altro esempio: il Consiglio di Stato ha dichiarato nulle le trascrizioni dei matrimoni gay celebrati all’estero in Italia.
Giusta o sbagliata che sia la sentenza, essa ha suscitato un coro di polemiche e insinuazioni nei confronti del giudice che è stato accusato da ambo le parti di aver emesso una sentenza politica e quindi di aver debordato dai suoi limiti costituzionali. In effetti, una volta tanto, vogliamo difendere un giudice e la magistratura perché questa sentenza è politica in quanto va a coprire un deficit di legislazione: se non esiste una legge o se la legge è carente sarà giocoforza per la magistratura dover riempire il vuoto legislativo.

Non c’è quindi in Italia solo una confusione tra poteri e competenze. Non c’è solo la Magistratura che “fa politica” o l’Esecutivo che fa le leggi (attraverso decreti leggi e leggi-quadro), ma c’è soprattutto un Potere legislativo (il Parlamento) che non fa quello che dovrebbe fare: legiferare.
Un po’ per inefficienza, un po’ perché prevaricato dall’Esecutivo, ma anche molto per ignavia, incapacità e “quieto vivere”, Il che è uno dei problemi più gravi della democrazia italiana, perché solo un Legislativo che faccia le leggi, un Esecutivo che le applichi e una Magistratura che ne giudichi le violazioni da parte dei cittadini fanno davvero funzionare una democrazia.
Basterebbe forse un Parlamento di membri scelti dai cittadini (con le primarie e votati direttamente con un sistema maggioritario uninominale) con un Esecutivo che si limiti ad applicare le leggi con efficienza e rapidità (cioè con un vero Primo Ministro responsabile verso i cittadini e ministri responsabili verso il Capo del Governo): quando?

Angelo Gazzaniga

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