PNRR TRA GLI “STATI MISTI” E POVERTA’ IN CAMPANIA. CHE FARE?

Data:

“La maggior parte di noi vive nelle fogne, ma c’è chi lo fa guardando le stelle”
Oscar Wilde

“Mettiti in disparte e osserva. Si capiscono molte cose quando esci di scena”
Antonella Tognazzi, vedova di David Rossi

L’attimo fuggente è l’autobiografia di Robin Williams per “proiezione”. L’attore de La setta dei poeti estinti, tra gli stati misti perisce ma ci regala la scabrosità dell’immenso. Una volta esordii in un articolo pubblicato su Libertates, lo dico nell’autoreferenzialità peccaminosa dell’autocitazione: “Qual è il motore più potente al mondo? Se dovessi fare mia la Weltanschauung di Steve Jobs – e che non mi appartiene – io direi: gli stati misti; quella condizione in cui entusiasmo e depressione si mescolano nella stessa persona”. Tommaso Buscetta, al limite del suicidio, rese possibile la celebrazione del maxiprocesso. Stati misti e successo. Orbene, scrive Daniela Minerva su “Salute. Stare bene secondo la scienza” de “la Repubblica” nell’articolo “I soldi europei ci salvano la vita”, fotografando la condizione mista dell’economia italiana che è stretta tra ripartenza e depressione, nella “liaison dangereuse” tra successo e fallimento; d’altra parte, il successo è l’altra faccia del fallimento:

“Il tempo sta per scadere. Entro giugno del 2026 devono essere completate 1.400 Case di Comunità (Cdc) finanziate con il Pnrr, due miliardi di euro. Che la realizzazione dei piani previsti per avere i denari dall’Europa sia in ritardo non è una notizia. Ma a noi di Salute interessa cosa fa il governo per garantire la salute degli italiani, e ormai tutti, ma proprio tutti, sono d’accordo sul fatto che le Case di Comunità, i luoghi dove i cittadini possono trovare assistenza e prestazioni vicino a casa tutti i giorni e tutto il giorno, siano conditio sine qua non. Difficile avere il quadro delle Cdc in tutto il Paese, ma sappiamo che dall’Alpe a Lampedusa ne operano non più di 420. Sappiamo che in Emilia Romagna ce ne sono 128 (dato al luglio 2024) e in Toscana 78 (dato al luglio 2024), e che funzionano tanto da includere dei piccoli Pronto soccorso per le piccole patologie – incidenti lievi, dolori inspiegabili, influenze – che fanno la parte del leone nell’intasare i Pronto soccorso degli ospedali: in Emilia Romagna si chiamano Cau (Centri di assistenza e urgenza) e in Toscana Pir (Pronto intervento rapido). Male, invece, la Lombardia dove la Corte dei Conti ha fotografato una situazione grottesca. Case ce ne sono 125, ma sono senza medici: in 85 non ce n’è nemmeno uno e in 112 mancano i pediatri di libera scelta. Non solo: 49 Case assistono i cittadini per meno di 12 ore al giorno. Come è ovvio, senza medici e pediatri le Case non funzioneranno mai. Serve una riforma della professione e sembra che il ministro della Salute abbia preso in mano la situazione. Circola la bozza di una proposta di legge che, finalmente, prevede che essi siano dipendenti del Servizio e debbano lavorare 38 ore settimanali, sia nei loro studi sia nelle Case di Comunità dove dovranno offrire servizi diagnostici come elettrocardiogrammi, ecografie e spirometrie che oggi le persone devono andare a fare altrove, spesso pagandoli di tasca propria. Sarebbe davvero una rivoluzione, contro la quale si sono schierate le categorie leader dei medici. Con una sorpresa, però: ai giovani piace. Ci vedono la garanzia di un lavoro serio e un servizio efficiente. Evviva! I ragazzi guardano lontano e non sono attaccati ai vecchi privilegi.”

Comprendo benissimo l’entusiasmo di Daniela Minerva che ha reso un reportage molto chiaro, ma un po’ debbo raffreddare i suoi entusiasmi. Giorgia Meloni è contraria tout court alla spesa in disavanzo. L’uscita di sicurezza è rappresentata dal DEFICIT SPENDING, ma è respinta ideologicamente al mittente. Ci sarà una crisi fortissima. Freudianamente parlando, stati misti e depressione s’incontrano. Non è sufficiente il Pnrr di per sé, e questo Mario Draghi – presuntuosamente estraneo alla versione della riflessività nella “monodirezionalità” della crescita – non l’ha compreso a suo tempo, e non lo comprende ora (sic!). Forse l’ho scritto troppe volte, ma ricordo una battuta che mi fece Piero Ottone nel 2009 che non è mai stata così attuale: “Mario Draghi è one track mind, non è molto intelligente. Parla solo della crescita”. Si tocca con mano, rispetto al discorso contro i dazi che ha fatto in sincrono con la “pedagogia anti-sovranista” di
Sergio Mattarella.
Eternamente uguale a se stesso, con quella faccia da poker – come ha detto di lui un banchiere – non sai mai cosa pensi, ma sai che è estraneo alle emozioni e alla profondità della riflessione, nella sua “a-riflessività” intrinseca. Nella sua ambizione senza emozione, sogna di tornare a Palazzo Chigi o di arrivare al Quirinale, con i colori del narcisista maligno che tiene sveglio la notte l’insonne Paolo Mondani di “Report”. Il 17 giugno 2024, mentre chi scrive passava dagli “stati misti” alla depressione senza notarlo, usciva un bellissimo articolo pubblicato su Il Foglio da Serenella Bettin con un’intervista ad una persona che ha la stessa resilienza di Anne Sinclair. Ed è più forte anche della vedova Clara Canetti Calvi.
Il discorso di Draghi a Coimbra nel convento di San Francesco il 14 maggio, nel “delirio della hybris” secondo David Owen – che qui non può essere trascritto integralmente – è sorprendentemente schiacciato sul “punto di equilibrio”, dal quale George Soros rifugge: “… L’UE ha recentemente riformato le sue regole fiscali per consentire maggiori investimenti, oltre ad attivare la clausola di salvaguardia per facilitare spese per la difesa. Ma finora solo 5 dei 17 paesi dell’area dell’euro – che rappresentano circa il 50% del PIL – hanno optato per un periodo di adeguamento esteso secondo le nuove regole. E diversi paesi hanno indicato che non utilizzeranno la clausola di salvaguardia a causa della mancanza di spazio fiscale.

Il che sottolinea che, quando il debito è già elevato, esentare dalle regole fiscali determinate categorie di spesa pubblica può si dare risultati, ma solo fino a un certo punto.

In questo contesto, l’emissione di debito comune dell’UE per finanziare spese comuni è una componente chiave della tabella di marcia politica. Può garantire che la spesa aggregata non risulti insufficiente. E può garantire – soprattutto per la difesa – che maggiori spese avranno luogo in Europa e che contribuiranno all’efficacia operativa e a una crescita economica più elevata di quanto avverrebbe altrimenti …”.
Tradotto: la negazione della SPESA IN DISAVANZO, settorializzando il debito pubblico. Sarà la rovina “weimariana” dell’Italia, e in parte lo è già stata. Detto ciò, la ricetta di John Maynard Keynes non è universalmente valida, e chi scrive tenta di ragionare in termini “riflessivi” nei limiti del possibile. Da un bellissimo articolo apparso su Il Fatto Quotidiano di Franz Baraggino dal titolo “Povertà, in Campania mesi di ritardo sulle indennità finanziate dal Pnrr. L’assessora: “Problemi contabili”, apprendo, con l’illuminazione contestuale del “case study” offerto dall’ambiguità intrinseca del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (benedetta sia la pandemia!):

“La contabilità è una cosa complessa. Ma anche mangiare diventa complicato se non te lo puoi permettere. Lo sanno bene le persone in Campania che partecipano ai tirocini di inclusione di Gol (Garanzia occupabilità lavoratori), il programma finanziato dal Pnrr. Persone fragili o vulnerabili, donne in condizioni di svantaggio, persone con disabilità, disoccupati di lunga durata in zone a rischio, persone in carico o segnalate dai servizi sociali o sociosanitari. Insomma, la cosiddetta “utenza con bisogni complessi”, quella meno “occupabile”. E tuttavia non manca chi è rimasto escluso dalla misura che ha sostituito il Reddito di cittadinanza. Secondo la Cgil, a livello nazionale parlano di “600 mila nuclei familiari e 1,2 milioni di persone in condizioni di povertà assoluta, oggi sono lasciati soli”. Peggio ancora se lavorano e non prendono quanto gli spetta, da mesi. Perché? ”Problemi contabili che stiamo superando”, ha dichiarato l’8 maggio l’assessora campana alla Formazione Professionale, Armada Filippelli. Che tuttavia difende l’operato: “L’opportunità offerta dal Pnrr valeva il coraggio di affrontare anche complessità in più”. L’indennità prevista è di 500 euro e in base all’Avviso pubblico della Regione Campania va liquidata mensilmente. Ma, lamentano sui social i tirocinanti campani, “da quando ho cominciato con il programma Gol non c’è mai stata una mensilità pagata regolarmente, ogni volta c’è un problema: aspettiamo ancora i pagamenti di febbraio, marzo e se ritardate ancora anche aprile”. Perché, aggiunge un altro, “ci sono persone, me compreso, che ci contavano per poter pagare le bollette e fare la spesa”. Nunzio Valente, 54 anni di Ercolano, vive ormai coi creditori alla porta. Prima l’esclusione dal Rdc con un sms, poi le capriole per l’erogazione del Supporto formazione e lavoro e la frequentazione di corsi
di formazione privi di prospettive reali.”

Interrompo un attimo Franz Baraggino, per aggiungere – ancorchè con il “mito dell’eziologia” tanto caro a Irving Stone – che la frequentazione di corsi di formazione privi di prospettive reali è connessa alla mancata accettazione della Fallibilità radicale in economia secondo George Soros: la realtà esiste, e sovrasta per importanza la ragione.
Continua Baraggino, nel suo report impeccabile: “Infine il passaggio ai servizi sociali e il tirocinio presso un ente del comune. Risultato? “Ritiro i pacchi alimentari, dove non mancano prodotti scaduti. Ma non riesco a pagarmi le medicine, rischio lo sfratto e aspetto che vengano a tagliarmi le utenze”. Perché da quando ha iniziato il tirocinio, a dicembre, ha ricevuto una sola mensilità. I servizi sociali non hanno risposte e così il tutor dell’agenzia per il lavoro che gestisce il tirocinio. C’è chi scrive mail e chiama il centralino regionale dedicato. “Dicono che i soldi del Pnrr non arrivano tutti assieme, che dipende da quello, ma scherziamo? In Campania è il solito schifo”, sbottano esasperati dopo l’ennesimo tentativo. Dopo l’8 maggio è arrivato un comunicato stampa dell’assessorato regionale alla Formazione Professionale. Non è commestibile e non ci paghi le bollette, ma tant’è. “A seguito della conclusione dell’iter contabile per il trasferimento a Sviluppo Campania della seconda rata dei fondi Pnrr, è in uscita il decreto che autorizza i pagamenti delle indennità dei tirocini Gol fino al mese di marzo”, si legge nel comunicato. Che spiega: “Si è verificato un temporaneo slittamento nei pagamenti delle indennità relative al mese di febbraio, dovuto proprio al completamento delle procedure contabili”. E promette: “A partire dagli emolumenti del mese di aprile, la procedura tornerà regolarmente a regime: tutte le indennità, se correttamente rendicontate, saranno liquidate entro la fine del mese successivo”.
Insomma, “scurdammoce ‘o passato”. Del resto, spiega l’assessora Filippelli, “Gol è un’iniziativa imponente, che comporta inevitabilmente il rischio di rallentamenti e accumuli di pratiche. Ma è un rischio che abbiamo scelto di assumerci, convinti che l’opportunità offerta dal Pnrr valesse il coraggio di affrontare anche quella complessità in più”. Ancora: “Abbiamo deciso di andare oltre la logica dell’autoconservazione burocratica, condividendo con l’intera Amministrazione la sfida di superare i limiti strutturali del sistema. Oggi la Campania è prima in Italia non solo per l’ammontare delle risorse, ma soprattutto per la capacità di attuazione del programma. Un risultato reso possibile grazie al lavoro di squadra, dentro e fuori la Regione, che ha trasformato una sfida complessa in una realtà concreta che continua a crescere e a migliorare, al servizio di cittadine e cittadini”. Compresi quelli che ancora fanno la fame.”

Già, c’è gente che muore di fame. Mi viene in mente – ancorchè in “conflitto d’interesse affettivo” – il libro di Piero Ottone “Potere economico. La scienza della miseria spiegata al popolo”: l’Italia è alle prese da sessant’anni a questa parte con una burocrazia tecnicamente da Homo Sovieticus (la Russia è ancora più grave), ed è nella “liaison dangereuse” tra successo e fallimento; non si può pretendere che diventi un paese moderno al livello di Inghilterra e Francia dall’oggi al domani (sappiamo però da Robert Skidelsky che per gli inglesi, la Francia è inaffidabile quanto l’Italia).
Ma c’è un elemento ulteriore che aggrava la situazione delle iniquità e distorsioni del Pnrr precedentemente analizzate, e di certo non imputabili tout court alla presidente Meloni che non brilla obiettivamente per umiltà: Mario Draghi ha la sua parte di responsabilità nel non aver aiutato la gente che fa la fame. Cito a titolo di esempio “probante” della mia tesi per quanto “contro-fattuale” un passaggio già incriminato da fior di addetti ai lavori del famoso discorso tenuto dall’ex presidente del Consiglio ed ex governatore della Bce il 14 dicembre 2020 al Gruppo dei Trenta a Bruxelles: “… 5) Sfruttare l’esperienza del settore privato per ottimizzare l’allocazione delle risorse. L’efficiente funzionamento dei mercati può aiutare ad allocare le risorse (e i costi). I governi sono solitamente meno capaci di scegliere vincitori e vinti e di strutturare iniezioni di finanziamenti che allineano adeguatamente gli incentivi (è lo stesso pensiero di Milton Friedman, ndr). Quando si
combinano competenze e risorse del settore pubblico e privato, spesso la soluzione ottimale sarà fornire incentivi statali per incoraggiare o incanalare gli investimenti del settore privato …”.

In questa dichiarazione è contenuta l’avversione ideologica alla spesa in disavanzo, settorializzata. Se non si è fatta la spesa in disavanzo dal 2021 in avanti, diventa difficile superare la logica di autoconservazione burocratica nei pagamenti tecnicamente “in disavanzo” del Pnrr, che rimangono insufficienti, lenti e farraginosi.
La sfida del futuro sarà far entrare la “teoria della riflessività” secondo Soros in economia, ancorchè non universalmente valida (come emergerebbe dal libro di Robert Skidelsky “Keynes. Speranze tradite 1883-1920” edito da Bollati Boringhieri, nella parte finale che riguarda il Trattato di Versailles). Se è vero che il “punto di equilibrio” unisce la ragione alla realtà, non si può avere ragione a questo mondo. Si può avere ragione soltanto in parte. La Teoria dell’Equilibrio di John Nash non è intrinsecamente valida, ed appare schiacciata sul punto di equilibrio.
Del resto, quando Ponzio Pilato chiese a Gesù di Nazareth “Quid est veritas?”, l’uomo destinato alla crocefissione rispose: “Veritas est ultima cognitio”.
Il magistrato in pensione Giancarlo Capaldo, intervistato domenica 12 dicembre 2021 da Andrea Purgatori per “Atlantide”, disse: “La verità assoluta non esiste. Esiste la verità relativa”. Tra Illuminismo e Fallibilità senza verità, il destino mescola le carte e noi giochiamo.

di Alexander Bush

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Alexander Bush
Alexander Bush, classe '88, nutre da sempre una passione per la politica e l’economia legata al giornalismo d’inchiesta. Ha realizzato diversi documentari presentati a Palazzo Cubani, tra questi “Monte Draghi di Siena” e “L’utilizzatore finale del Ponte dei Frati Neri”, riscuotendo grande interesse di pubblico. Si definisce un liberale arrabbiato e appassionato in economia prima ancora che in politica. Bush ha pubblicato un atto d’accusa contro la Procura di Palermo che ha fatto processare Marcello Dell’Utri e sul quale è tuttora aperta la possibilità del processo di revisione: “Romanzo criminale contro Marcello Dell’Utri. Più perseguitato di Enzo Tortora”.

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