Ma siamo sicuri che i “frugali” non abbiano tutti i torti?

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I Paesi cosiddetti “frugali” che guardano con sospetto l’Italia vengono da noi visti come Paesi pieni di pregiudizi verso l’Italia, poco comprensivi dei problemi altrui: in poche parole come dei freddi egoisti.
Ma siamo sicuri che non abbiano almeno qualche motivo di sospetto?
Siamo il Paese con il maggior debito pubblico, la maggior evasione in Europa, la peggior magistratura, la burocrazia più inefficiente e corrotta, anche se poi in certi comparti siamo l’eccellenza…
Ma a questi, che sono spesso ma non sempre dei pregiudizi, come rispondiamo noi che siamo coloro che hanno ricevuto la quota maggiore di contributi del fondo per la ricostruzione e la rinascita?
Abbiamo due tra i maggiori partiti che difendono a spada tratta due misure più che discutibili per lo meno dal punto di vista dell’applicazione:
un reddito di cittadinanza che, pur validissimo nel concetto, è stato studiato e applicato in modo da favorire non solo chi ha davvero bisogno (il 50% dei veri poveri ne è escluso) ma anche chi lo interpreta come un incentivo a rimanere a casa o a lavorare in nero. Un sussidio che, in un Paese di furbetti, di falsi invalidi è stato assegnato in seguito a una semplice autocertificazione senza nessun controllo preventivo
Oppure la ormai famosa “quota100” che al costo di 30 miliardi fino al 2028 ha permesso a 341.000 lavoratori di andare in pensione anticipata: cioè un costo di 90.000 euro a testa. Tutti fondi sottratti agli investimenti e soprattutto al futuro delle giovani generazioni.
Se vogliamo prendere in considerazione anche i piccoli esempi potremmo prendere, tra i tanti, quello della _Regione Sicilia: dei 31 progetti presentati nel campo dell’agricoltura nessuno ha passato il vaglio del ministero. Alcuni erano mancanti di parti essenziali, altri erano palesemente truffaldini perché approvati dallo stesso geometra nello stesso giorno in luoghi diversi e lontani fra loro. Tipica di una certa politica la giustificazione: non dovete essere così fiscali, i soldi ci spettano e saremo noi poi a gestirli.
Una prova di come non sia cambiato l’approccio di una certa politica: a voi il compito di darci i soldi, a noi quello di spenderli come meglio ci aggrada, alla ricerca del consenso, dei voti facili o addirittura dei favori agli amici.
Un atteggiamento all’opposto di quanto ci chiede la Ue: dateci dei progetti plausibili, in campi ben specifici, attivateli e portateli a compimento, poi arriveranno i fondi.
Un atteggiamento molto pericoloso: potrebbe essere questa l’ultima occasione per avere fondi dalla Ue e per dimostrare che anche l’Italia è un Paese capace di comportamenti seri e rigorosi, altrimenti i Paesi “frugali” avranno buon gioco a invocare il ritorno al rigore nei conti e a rifiutarsi di condividere i rischi e debiti con un’Italia che non cambia mai

di Angelo Gazzaniga

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Angelo Gazzaniga
Presidente del Comitato Esecutivo di Libertates. Imprenditore nel campo della stampa e dell’editoria. Da sempre liberale, in lotta per la libertà e contro ogni totalitarismo e integralismo.

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