L’origine biologico-patologica di fascismo e comunismo

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giametta
Un saggio sullo sviluppo delle civiltà: l’agonia della civiltà occidentale, la civiltà cristiano-europea fondata dal cristianesimo e integrata dagli Stati laici

Un organismo è un’unità in cui il principio vitale – una forza unificante di natura sconosciuta e inconoscibile – strumentalizza una pluralità di forze (individui) contrastanti, tendenti ciascuna alla supremazia, in pro di un’unità superiore. Ogni organismo ha nascita, sviluppo, decadenza e morte. Nelle prime fasi di vita, ossia nella parabola ascendente dell’organismo, la forza unificante, collettivizzante, è al suo massimo, come la forza vitale stessa. Nella parabola discendente, essa si allenta e aumenta corrispondentemente la forza individualizzante, la forza degli individui tra loro contrastanti, ossia la tendenza dell’organismo a disgregarsi. Alla fine la forza unificante si scolla e nell’organismo si crea una polarizzazione tra le più forti tendenze interne, che si compattano ai due estremi. È il preludio della fine.
Le civiltà, le religioni sono soggetti storici al di sopra degli individui, come la specie stessa, i cui membri sono organizzati in funzione dell’organismo, allo stesso modo degli organi del corpo: stomaco, fegato, polmoni ecc. Più sono i membri che la compongono, più ampia è la strutturazione e diversificazione della specie. Dunque il loro numero è importante. Che le civiltà, a cui sono assimilabili le religioni, siano organismi, è stato scoperto e teorizzato da Oswald Spengler nel Tramonto dell’Occidente; ma già secoli prima era stato anticipato da Pietro Pomponazzi. In quanto organismi, le civiltà sono soggette al nascere e al perire, come tutto ciò che esiste, compreso l’universo, e tendono a vivere secondo la loro legge interna. Ciò significa che, pur essendo condizionate dalle circostanze storiche, esse non si sviluppano in dipendenza da queste, ma autonomamente, come gli uomini, che possono vivere la loro vita negli ambienti più disparati, all’equatore o ai poli, e in mezzo alle circostanze storiche più svariate. Detto en passant, questa è anche la ragione per la quale le religioni, ideologie ecc. sono, nonostante ogni possibile impennata teorica, sempre riportate nella pratica al comune livello umano, cioè sono sempre filtrate dall’“eterna” e piuttosto rozza natura umana, per cui anche se predicano, come il cristianesimo, la carità estesa agli stessi nemici, non si astengono dal perseguire la potenza, nel caso del cristianesimo con crociate, guerre di religione e inquisizione. È così che sia i fascisti e nazisti sia i comunisti, inalberanti bandiere opposte, hanno fatto uso nella seconda guerra mondiale degli stessi mezzi crudeli e violenti. Un esempio concreto dell’organicità di tutti gli importanti movimenti storici può essere indicato nel movimento artistico italiano che va da Giotto al barocco. In ogni sua tappa artisti, stili e scuole si presentano come mondi a sé, del tutto autonomi; ma attraverso questi ultimi esso si sviluppa con innegabile continuità secondo la sua logica interna.
Ora, il grande organismo storico alla cui agonia e fine noi anziani abbiamo assistito, è certamente la civiltà occidentale, la civiltà cristiano-europea fondata dal cristianesimo e integrata dagli Stati laici, figli del Sacro Romano Impero e delle battaglie combattute per arginare lo strapotere della Chiesa. Le civiltà o Kulturen durano qualche millennio e hanno una gioventù, una maturità e una vecchiaia. In vecchiaia diventano, detto in tedesco, Zivilisationen, detto in italiano, civiltà stramature, che brillano per l’ultima volta prima di sprofondare nella decomposizione, e ciò non per colpe e vizi sopravvenuti, ma per compiutezza e sazietà. Così l’impero romano, così il cristianesimo, in cui la corruzione fu effetto e non causa. In autunno le foglie perdono il verde sano dell’estate e risplendono di tutti i colori. Così consumano l’ultimo residuo della loro vitalità.
Nella seconda metà dell’Ottocento la crisi europea, pervenuta a maturità, fu incarnata soprattutto da Nietzsche, che diede risposta alle sue tre forme: crisi della filosofia, crisi della civiltà e crisi della religione. Essa si irradiò in tutte le manifestazioni umane: nella politica, nell’arte, nel diritto, nella morale, nella scienza e anche nella filosofia. Nel suo percorso filosofico solitario, Nietzsche trovò l’inafferrabilità della realtà, la sua inesistenza come una qualunque stabile costituzione delle cose (“Da Copernico in poi l’uomo scivola dal centro verso una x”). Ciò lo indusse a negare in conseguenza “la verità”, in quanto questa è ciò che corrisponde alla realtà. E inoltre ad affermare la necessità di una “rinaturalizzazione dell’uomo”, ossia di una “ripulitura del terribile testo homo-natura delle interpretazioni vanitose e presuntuose scarabocchiate su di esso”. Nietzsche affermò altresì la necessità di una casta aristocratica feroce, divisa dal popolo da un fossato (pathos della distanza), la necessità della schiavitù per la costruzione di ogni civiltà superiore e della sopraffazione, dell’incorporazione e dello sfruttamento dei deboli da parte dei forti come legge fondamentale della vita. Negò infine, col libero arbitrio, merito e colpa, ossia la responsabilità. Diede in tal modo corpo spirituale alla crisi (di autodistruzione) della civiltà europea, legittimandola e accelerandola. In seguito alla sua accelerazione si verificò nel corpus europeo la polarizzazione delle forze maggiori che la costituivano, quella conservatrice, che guardava ai valori del passato e si sentiva chiamata a combatterne la disgregazione: il fascismo e poi il nazismo, e quella rivoluzionaria, che guardava al futuro e mirava a una palingenesi dell’umanità: il comunismo. Col progressivo acutizzarsi del contrasto, lo scontro divenne inevitabile. Ma alla fine della seconda guerra mondiale, terminata con la sconfitta delle forze conservatrici (il padre che vuole continuare a imporre la sua potestà sui figli diventati adulti è destinato ad essere scalzato), l’Europa perse definitivamente il primato mondiale che, come organismo multicefalo, aveva esercitato fino ad allora. Era proprio questo primato che il fascismo e nazismo avevano, oggettivamente, cercato di puntellare e ripristinare. D’altra parte la rivoluzione comunista, trascinata dalla logica umana, fin troppo umana, alla dittatura più feroce e al governo autocratico del partito, si avviò, nonostante i suoi alti ideali, al fallimento e alla dissoluzione nell’implosione finale dell’Unione Sovietica. “Prima del temporale si alza per l’ultima volta con violenza la polvere, che presto sparirà a lungo”, ha detto Goethe.

Con questo articolo inizia la sua collaborazione a Libertates il filosofo Sossio Giametta, uno dei più importanti interpreti mondiali di Nietzsche, oltre che studioso di Schopenhauer, Goethe e Freud

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