“Forse Dio ha giocato a dadi una volta di troppo”
John Milton, L’Avvocato del Diavolo
Dal 22 giugno 1983 al 21 aprile 2025, è in corso un ricatto senza fine. La sparizione senza fine di una ragazza che è stata risucchiata dai buchi neri di piazza delle Cinque Lune, poi triturata dalle sliding doors, e moriva il “sogno del Talento” (vedi Lee Strasberg). Il buco nero del Vaticano miete ancor oggi le sue vittime eccellenti, nell’ora più buia dal 1940. L’11 maggio del 2022 ad “Atlantide” su La 7, Andrea Purgatori intervistò Mehmet Ali Agca alla presenza di Pietro Orlandi; il pirandelliano ex terrorista dei Lupi Grigi che sparò a Wojtyla ha indicato in Agostino Casaroli il mandante del rapimento di Emanuela Orlandi, ma non sono in corso procedimenti e va rispettata a priori la “presunzione d’innocenza”. Questo fatto emergerebbe dall’“Operazione Colosseo” sulla decapitazione della feroce Banda della Magliana firmata da Otello Lupacchini: la reporter Raffaella Fanelli a pag. 223 del libro bestseller “Il Freddo. Raffaella Fanelli intervista Maurizio Abbatino” nel capitolo “8. La scomparsa di Emanuela Orlandi”, rivela: “… Il ricatto a Marcinkus. Nelle oltre cinquecento pagine della sentenza-ordinanza del giudice istruttore Otello Lupacchini sono riportati diversi interrogatori dell’ex faccendiere e agente segreto Francesco Pazienza. Uno in particolare, quello del 7 gennaio 1994, descrive la situazione del Vaticano negli anni in cui Emanuela Orlandi scomparve …”. Siamo “… nel contesto di uno scontro feroce, all’interno del Vaticano, tra due opposte fazioni (la Ostpolitik contro la linea dell’Opera, ndr): l’una, denominata Mafia di Faenza, nella quale si iscrivevano oltre al cardinale Casaroli i cardinali Samorè, Silvestrini e Pio Laghi, l’altra facente capo, per l’appunto al Marcinkus, alla quale appartenevano monsignor Virgilio Levi, vicedirettore dell’“Osservatore Romano”, e monsignor Luigi Cheli, nunzio pontificio presso l’ONU. La fazione capeggiata da Paul Marcinkus aveva grossa influenza su papa Giovanni Paolo II…” per i finanziamenti a Solidarnosc con i soldi del Banco Ambrosiano. Il ricatto a Marcinkus suppostamente fatto dalla Segreteria di Stato della Santa Sede, consisteva nel minacciare di rendere pubbliche le informazioni di cui Casaroli disponeva recapitando la corrispondenza diretta al Papa – tra cui una lettera a firma autografa di Roberto Calvi datata 5 giugno 1982 indirizzata a Papa Giovanni –, su un reinvestimento di denaro sporco nelle casse dello Ior; si parla di un ricatto al segretario dello Ior durante le trattative telefoniche tra Marcinkus e monsignor Casaroli al coperto della linea riservata 158, nel caso in cui il prete manager che aveva la benedizione del Papa polacco avesse voluto restituire Emanuela ai familiari dopo che Sabrina Minardi e l’autista di Renatino De Pedis la consegnarono allo stesso Marcinkus in via Mura Aureliane, davanti ai cancelli del Vaticano, la strada dalle mille vie. Tutto così incredibilmente vero da sempre impossibile. Resta un fatto: se Emanuela Orlandi e Mirella Gregori prima di lei non fossero state rapite, Agca sarebbe diventato un collaboratore di giustizia rispettando il gentlemen agreement preso con Giovanni Paolo II nel carcere di Rebibbia. Le “menti raffinatissime” giuocavano l’asso di poker del sequestro a scopo di estorsione. Una circostanza è tremenda in questa storia: quando Pietro e sua madre partirono per il Lussemburgo, nel 1993, per andare a recuperare Emanuela reclusa in un convento, all’ultimo momento la figlia del postino di Karol Wojtyla fu sostituita con una “contro-figura”. C’è sempre un traditore al massimo livello in queste storie; il viaggio era stato organizzato dall’allora superpoliziotto Nicola Cavaliere – l’equivalente di Gianni De Gennaro? –, e Pietro ha raccontato a Mark Lewis e ai giornalisti che passò dall’estasi paradisiaca al dolore più acuto che si mescolavano contemporaneamente alla velocità dei minuti; gli “stati misti” sono compatibili con i capolavori. E fa male pensare che Emanuela, cittadina dello Stato del Vaticano (sic!), sarebbe diventata una compositrice di successo a livello italiano e internazionale, essendo dotata di considerevole talento musicale. L’ex informatore dei Nar Marcello Neroni deve essere ancora audito dalla Commissione parlamentare d’inchiesta per confermare le accuse di pedofilia ad una personalità ecclesiale delle alte sfere. I giornali non ne hanno parlato, ma il procuratore del Vaticano Alessandro Diddi ha confermato l’autenticità del Rapporto Emanuela Orlandi: la ragazza
venne spedita a Londra nell’agosto del 1983, dove vi rimase fino al 1997 a spese del Vaticano (più di 400 milioni di lire).
La “guerra per bande” di cui aveva parlato l’ex (si fa per dire) 007 Francesco Pazienza a Otello Lupacchini nell’ordinanza interrogatorio della Banda della Magliana ha avuto un esito: la morte del riformatore del Vaticano, non esattamente una morte naturale.
E’ dipartito Papa Francesco, il primate dell’Argentina che osò sfidare Carlos Menem: tipico personaggio per “latin heroes”, distrusse il Paese di Jorge Bergoglio e l’impressione è che l’Italia si avvii a diventare o l’Argentina d’Europa o la “Singapore del Mediterraneo”, per citare Vittorio Sbardella nell’agenzia “Repubblica”. Scusate l’autocitazione ma doverosa in questo caso, nell’articolo “Scacco matto a Emanuela Orlandi” pubblicato su Libertates lo scorso 19 marzo, avevo scritto: “Jorge Bergoglio è sacrificabile nel gioco grande del potere come Papa Albino Luciani, una spina nel fianco del luciferino Agostino Casaroli. Oggi le “covert actions” omicidiarie sono più moderne di un infarto miocardico per avvelenamento senza autopsia; da Andrea Purgatori a Papa Francesco, risucchiati dall’appuntamento con la verità. Beata ingenuità … Parliamoci chiaro: la restituzione di Emanuela Orlandi ai suoi cari è compatibile con la perdita della credibilità a livello mondiale del Vaticano o di Vaticanopoli. Che vuol dire fine di un mondo. In guerra non si fanno prigionieri, ed è in corso un ricatto che dura da 42 anni. Il ricattatore è il Vaticano (che tiene in ostaggio una sua cittadina di 56 anni) e i ricattati sono i familiari, che vivono la sindrome di Stoccolma con i carcerieri. A dirlo apertis verbis sono stati Pietro Orlandi e Silvia Toffanin in tre interviste bellissime a Verissimo …”.
In un passaggio dell’intervista mandata in onda a Mediaset Infinity nel febbraio scorso, Silvia Toffanin chiarisce perché Pietro Orlandi si trova lì: “… TOFFANIN: “So che tu ci terresti molto a parlare con Papa Francesco”. PIETRO ORLANDI: “Certo. Io ci ho provato dal 2013, quando lui è stato eletto, quindici giorni dopo la sua elezione … Io da quel momento ho sempre fatto richiesta per incontrarlo… L’avrei incontrato riservatamente, avrei assicurato veramente la massima riservatezza, e lui non ha mai voluto, neanche di recente. Di recente, io ho chiesto a persone vicine a lui: “Ma sinceramente posso incontrarlo?”, lui incontra mezzo mondo, qualsiasi persona; fa le interviste da Fazio; parla a Sanremo, incontra persone in Vaticano. Stiamo parlando del rapimento dell’unica cittadina vaticana che sia stata mai rapita … noi abbiamo fatto tantissime richieste, e non vuole. Sai la risposta che ha dato a una persona che gliel’ha chiesto; guarda, neanche meno dell’altr’anno; ha detto: Ho troppi occhi puntati addosso”. Adesso, a te sembra una cosa normale?”
SILVIA TOFFANIN: “Ma sei sicuro di questa cosa?” (l’ingenuità mista a professionalità della Toffanin si rivela in un colpo solo, ndr)
PIETRO ORLANDI: “Sì, ma è possibile che un capo di Stato abbia paura che persone intorno a lui lo vedono mentre parla con me che non sono nessuno? Io sono convinto che lui sia a conoscenza di quanto è successo. E forse, le persone attorno a lui, hanno paura che in un incontro riservato se ne possa uscire con qualcosa che non dovrebbe dire. E’ l’unico motivo per cui penso che ci sia questo timore di un eventuale incontro; sarebbe la cosa giusta, no? Lui è il rappresentante di Cristo in terra. La verità e la giustizia sono il principio fondamentale dell’insegnamento di Gesù Cristo, no?” …”.
L’essere umano non è compatibile con la verità, caro Pietro. La questione non è kantianamente riducibile. E temo profondamente che il cosiddetto “Rapporto Emanuela Orlandi” sia un capitolo del film “The Departed – Il Bene e il Male” di Martin Scorsese. Il falso e l’autentico rivaleggiano in parità. Osservavo in conclusione dell’articolo citato: “… Pochi giorni dopo (l’intervista a Mediaset Infinity di Silvia Toffanin a Pietro Orlandi, ndr), le condizioni di salute di Jorge Bergoglio sono peggiorate improvvisamente e gravemente. L’incontro con Pietro Orlandi, soltanto sfiorato, è saltato. Nella notte della democrazia, tutto è possibile. Rimescolare le carte, e preservare lo status
quo costi quel che costi, a favore delle Tenebre. Anche fare scacco matto a Emanuela Orlandi”
Il 21 aprile 2025, Papa Francesco muore. Per la famiglia di Emanuela Orlandi è un colpo durissimo tra le geometrie dello Zeitgeist, dove la III guerra rimescola le carte e faccendieri borderline giuocano la loro partita. Cittadini al di sopra di ogni sospetto si vendono al miglior offerente, facendo propaganda a Putin. Giuseppe Pignatone, uno dei più autorevoli magistrati antimafia, è indagato per associazione mafiosa. Avrebbe messo a rischio l’incolumità dell’allora superteste Sabrina Minardi nel giugno 2008, consegnando alla stampa i verbali d’interrogatorio secretati della girlfriend di Enrico De Pedis da parte del magistrato Giancarlo Capaldo, oggi in pensione. La figlia della Minardi, una ragazza bellissima, è stata quasi uccisa in un incidente automobilistico, e la Minardi costretta a inquinare le sue stesse dichiarazioni.
Orbene, in parallelo all’intervista di Silvia Toffanin al povero Pietro Orlandi, un uomo distrutto dal dolore, accadde un’altra cosa: entrava in scena Lele Mora: il Bene e il Male fanno patta, ma non è un film questo. E’ la realtà. Non è casuale la coincidentia temporum tra l’incontro tra Silvia Toffanin e Orlandi junior e la contromossa di Mora; avevo scritto sempre il 19 marzo: “ … Lele Mora, sbugiardato da Mehmet Ali Agca che è residente a Istanbul, sponsorizza per conto terzi monsignor Pietro Parolin, attuale segretario di Stato della Santa Sede, come successore di Papa Francesco … La contropartita della “covert action” firmata Lele Mora, un mix di megalomania e banditismo recidivo, è l’archiviazione della partita aperta per il ritrovamento di Emanuela con il placet di Bergoglio e/o la sua restituzione alla famiglia, che con strazio indicibile la attende dal 22 giugno 1983. Con il “falso verosimile” che Emanuela sarebbe ospite in un convento in Austria. “E’ più vero che se fosse vero!”, per dirla alla Indro Montanelli. Infatti Mora è indagato dalla Procura di Firenze per false informazioni ai pm e condannato definitivamente per spaccio di droga …”; ciò che impressiona è la sua scomposizione tra infinite situazioni. I cento Lele Mora. L’ex agente di “Videocracy”, che potrebbe essere sottoposto ad un’ordinanza di custodia cautelare a causa della sua pericolosità sociale, si fa portavoce della massoneria per conto dell’“uomo che sussurrava ai potenti” sperando così di ricostruirsi una carriera.
Il 18 febbraio 2025, Alessandra De Vita per “FQ Magazine” scrive:
“In queste ultime ore, anche Lele Mora, ex agente dei vip da anni lontano dai riflettori, è tornato con delle nuove rivelazioni rese durante un’intervista alle Iene sul caso di Emanuela Orlandi: “Emanuela è viva, vive in Austria in un convento di clausura. So anche di chi è figlia.” Lele Mora sostiene che a fargli questa rivelazione sarebbe stato Ali Agca, l’ex terrorista turco che sparò a Papa Wojtyla in piazza San Pietro il 13 maggio del 1981: “Per un periodo ho lavorato con Alì Agca, lo portavo in giro per le televisioni del mondo a fare delle interviste. Perché ha sparato a Wojtyla? Mi ha raccontato tutto ma non posso dirlo”. Mora ha parlato anche del possibile successore di papa Francesco, che al momento si trova ricoverato in gravi condizioni all’ospedale Gemelli di Roma: “Piero Parolin, che è il Segretario di Stato al Vaticano, tra un mese o massimo due sarà il futuro Papa”. Quanto sono attendibili le sue dichiarazioni? Dicendo di essere “molto amico di Putin” Mora ha anche rivelato che aveva il piano di “portare lui, Zelensky e la Meloni prima a Domenica In e poi a Sanremo per annunciare la pace in Ucraina” che sarebbe tracollato perché “Trump non ha dato l’ok”. Mora avrebbe anche detto che “il Colonnello Gheddafi è vivo e vive in Austria” (fonte: Il Sussidiario, net). Nel corso dell’intervista Mora, la cui carriera si è interrotta bruscamente dopo essere rimasto invischiato in alcune vicende, ha rigettato le accuse ricevute negli anni di aver fatto uso di droga e di spaccio.”
Orbene, è il 29 aprile mentre scrivo: “Monsignor Parolin e Lele Mora erano compagni di classe, e il destino mescola le carte. Lancio un pronostico: Parolin salirà al soglio pontificio.
La chiusura nei confronti della famiglia di Emanuela sarà totale.
E Pietro tornerà alla casella di partenza. Non è il Bene il principio regolatore del mondo, a differenza di quanto sosteneva il “buono” Adam Smith.”
Per fortuna, il mio pronostico era sbagliato perché al soglio pontificio è salito Leone XIV.
Speriamo che il clero anglosassone possa aiutare Pietro Orlandi alla fine del Vaticano nel tramonto dell’Occidente secondo Oswald Spengler, ma il Male trova sempre una sua strada.
di Alexander Bush