Le false ricette anti libero mercato

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Salvare le banche protagoniste della speculazione non è certamente un atto liberale

E’ fondamentale dare una mission entusiastica a ciò che si fa nella vita, non importa come: perché ciò che davvero conta non è il risultato, quanto l’occupazione del “vuoto della creazione che non prescrive fini certi” (da Immanuel Kant). Ci sono persone, da Marilyn Monroe a Enrico Berlinguer, che si suicidano poiché non riescono a rivestire di senso una vita che senso non ce l’ha (sic!). Bene, dunque, che lo scrittore Daniele Giglioli abbia pubblicato una lunghissima requisitoria pomposamente democristiana alla voce “Il libero mercato (che batte lo Stato) non dà libertà”, pubblicata dal Corriere della Sera il 23 luglio 2017; nel suddetto testo infinito, dal periodare moroteo, lo studioso Giglioli si lancia senza paracadute in alcune affermazioni semanticamente vuote, compiacendosi della loro indeterminatezza, con lo stesso entusiasmo con cui un uomo si impegna a sedurre una donna: “Non si trattava solo di ideologia. La marcia trionfale con cui il neoliberalismo ha spazzato via in un breve volgere di anni – il cui inizio è convenzionalmente associato all’ascesa di Ronald Reagan e Margareth Thatcher – un intero secolo di pratiche governamentali come il welfare state, l’intervento statale nell’economia, l’idea stessa di poter pianificare uno sviluppo sociale non spontaneo, era dovuta al fatto che alla sua base non c’era solo una teoria economica, ma un progetto antropologico, un dispositivo di civilizzazione, una politica della vita. Un progetto coerente, una teoria, nel più alto senso del termine, su quale sia e soprattutto quale possa essere la posizione dell’uomo nel cosmo, di portata affine a quella delle grandi religioni, capace di articolare ciò che è sempre e ciò che è ora…”.
Questo modo di scrivere è autoreferenzialmente “democristiano” con uno stile che è la negazione delirante della semplicità di Indro Montanelli. Tuttavia è apprezzabile l’ondata emotiva con cui si svolge, nello sforzo di condannare il dispositivo macroeconomico della libera concorrenza: “…Si è inceppato il progetto di Hayek e Mises…Crescita delle diseguaglianze, lobbying, revolving doors tra governi e consigli d’amministrazione…”. E’ vero il contrario: le porte girevoli tra consigli d’amministrazione speculativi come Goldman Sachs e governi sono nel segno della luciferina – in senso cristiano –“globalizzazione del metodo Sindona”: gli speculatori anti-capitalistici vengono salvati quando falliscono! Ha vinto Sindona, per quanto ciò possa apparire paradossale al cittadino comune, non la globalizzazione fondata sul principio di prestazione mercantile superegoico! Magari ci fosse la “mano invisibile”! La socializzazione in deficit dei Cds – scommesse ad altissimo rischio sul default dei contribuenti – avvenuta su scala occidentale dal 2007, ha successo laddove ha fallito la perversa socializzazione andreottiana, nella provincia dell’Impero che è Italiopoli, delle “scatole cinesi” del falso-imprenditore speculatore Michele Sindona alla voce Banca Privata Italiana. Nella ricostruzione molto pratica e poco democristiana del suo mandato di commissariamento liquidatorio della BPI, l’avvocato. Ambrosoli, un liberista ancorché per eterogenesi dei fini, disvelò il sistema globale delle cartolarizzazioni marce della finanza derivata, alias shadow finance. E il fatto che sia mondiale non è una buona notizia.
E’ immorale salvare da se stessa la speculazione, come hanno fatto Bush prima e Obama. La procedura normale sarebbe stata di mandare a casa i quadri direttivi delle banche, lasciare che gli azionisti perdessero i loro investimenti….

di Alexander Bush

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Alexander Bush
Alexander Bush, classe '88, nutre da sempre una passione per la politica e l’economia legata al giornalismo d’inchiesta. Ha realizzato diversi documentari presentati a Palazzo Cubani, tra questi “Monte Draghi di Siena” e “L’utilizzatore finale del Ponte dei Frati Neri”, riscuotendo grande interesse di pubblico. Si definisce un liberale arrabbiato e appassionato in economia prima ancora che in politica. Bush ha pubblicato un atto d’accusa contro la Procura di Palermo che ha fatto processare Marcello Dell’Utri e sul quale è tuttora aperta la possibilità del processo di revisione: “Romanzo criminale contro Marcello Dell’Utri. Più perseguitato di Enzo Tortora”.

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