La visita di Obama

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Venceslai
Obama a Roma potrebbe essere un’occasione per dirgli quanto pesi sull’Occidente l’incapacità americana d’essere un leader mondiale.
Non si tratta dell’uomo, né migliore né peggiore degli altri, forse più simpatico, ma dell’abisso che separa il mondo dell’Occidente da quello nordamericano.
Non è questione d’essere meglio o peggio. Gli schemi di valutazione sono diversi. Ma il fatto che la politica estera americana, che è poi quella che coinvolge i Paesi del Patto Atlantico e dell’Unione europea, è un susseguirsi d’errori e d’incapacità impensabili in un Paese che ha tante qualità e tanta superiorità tecnologica e militare.
Dalla fine della 2° guerra mondiale l’America ha collezionato una serie d’errori e di disfatte che avrebbero distrutto qualunque altro Paese non dotato delle risorse e delle capacità americane.
Cominciamo con la guerra di Corea: migliaia di morti (americani e non solo), per lasciare la Corea divisa in due tronconi, come era appena alla fine della guerra. Si dirà: ma si è respinta l’invasione nordcoreana nel Sud. Ma a quale prezzo?
In Vietnam, subentrati a Francesi, è stato un disastro sanguinoso che ha lasciato l’intero Paese nelle mani dei vittoriosi Vietnamiti. Una disfatta totale, con decine di migliaia di vite americane sacrificate per un puntiglio strategico.
In Somalia, un disastro assoluto. La Somalia è tutt’ora un deserto di morte e di faide più o meno islamiche, culla di tutti gli estremismi che stanno erodendo il potere vacillante degli Stati africani post decolonizzazione.
In Iraq sono state fatte due guerre dalla dinastia dei Bush. Due guerre vinte sul campo e perdute in politica. Morto Saddam, un dittatore sbruffone ma laico, il Paese è diviso fra Curdi, Sciiti e Sunniti che si sbranano fra loro, alimenta la guerra civile siriana, strizza l’occhio all’Iran contro il quale ha perso un milione di uomini in una guerra dissennata per l’Arabistan e così via. Conclusione: un fallimento totale.
Vogliamo parlare dell’Afghanistan? Dopo anni di guerra e di attentati e migliaia di morti, gli Americani si accingono a lasciare un Paese dove neppure i Russi sono riusciti a fare qualcosa. Si tratta con i Talebani. Cosa resterà in Afghanistan dei milioni di dollari spesi e di tutte le vite sprecate? Nulla. Solo un nido di estremisti pronti a fare la loro guerra santa in ogni direzione.
Non voglio parlare dell’Africa e neppure dell’America Latina, dove sta montando una crisi, per i prossimi anni, di dimensioni epocali.
Parliamo invece della Siria. L’America ha fatto la faccia feroce all’inizio, convinta che la “primavera araba” fosse merce occidentale d’esportazione, Abbasso le dittature! Appena la Russia ha inviato la flotta ha proteggere Tartus e Latakia, tutto s’è bloccato, con il risultato che ora l’America finanzia i terroristi islamici che vogliono abbattere Bashar. Un’altra contraddizione ed una brutta figura.
In Ucraina siamo alle solite: Putin manda i carri armati in Crimea, minaccia le regioni orientali ucraine, suscita i peggiori timori nelle ex repubbliche sovietiche, dalla Polonia alla Bielorussia ai Paesi baltici e che fa l’America? Progetta sanzioni che si ritorceranno soprattutto sulle esportazioni europee, ed italiane, in Russia. Non parliamo,. poi, dell’Unione europea che, come politica estera, non esiste. Deve aver preso esempio dall’Italia.
E’ un bilancio fallimentare. Certo, l’America ora è autosufficiente dal punto di vista energetico con gli scisti bituminosi. Ha già promesso che navi cariche di gas attraverseranno l’Atlantico per soccorrere l’Europa, affamata d’energia. Un altro cappio al collo per noi. Ma come si può essere padroni del mondo in questo modo?
Di tutte le disgrazie che possono capitare la peggiore, forse, è quella di avere un padrone grande e grosso, ma sciocco.
L’America ha dei grandi meriti nei confronti dell’Europa che ha salvato dal nazismo e dalla fame. Non possiamo dimenticarlo. Ma sono passati settant’anni. Forse, dovremmo in parte restituire il nostro debito, facendo loro capire che non si può essere una grande potenza senza una politica estera.
La nostra attuale Metternich potrebbe spendere qualche parola in materia. E’ vero che Obama viene a Roma non per visitare il Papa ma perché, come dicono i nostri giornali, muore dalla voglia di conoscere Renzi, ma si potrebbe approfittare dell’occasione.
Purtroppo, questo è solo un pio desiderio: genuflessi con Hollande, genuflessi con la Merkel, ci si prostrerà davanti al signore del mondo.
E intanto Putin avanza in Europa, sventolando la bandiera dei diritti civili che ha strappato in Cecenia.

Diplomaticus

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