Il nuovo islam tunisino di Ghannouchi: democratico ma…

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Cosa succede in Tunisia?

Si è concluso il 10° Congresso di Al Nahdha (Rinascita), il partito islamista di maggioranza relativa in Tunisia. I milleduecento delegati hanno confermato alla guida del partito Rached Ghannouchi. L’anziano leader di orientamento fondamentalista che, rientrato in Tunisia nel 2011 dopo più di venti anni di esilio in Inghilterra, ha lentamente portato Al Nahdha e i musulmani tunisini ad abbracciare con fede il processo democratico, ancora in via di stabilizzazione in Tunisia.
Il decimo congresso del partito, su mandato del Presidente Ghannuchi, ha segnato una svolta storica nel mondo islamico: l’apparente definitiva separazione tra la dimensione politica e la dimensione religiosa del partito. “L’Islam politico —parole di Ghannuchi — non ha più alcuna giustificazione in Tunisia. Ci occuperemo solo d’attività politica, non di religione. Sarà un bene per i politici, che non saranno più accusati di strumentalizzare la religione. E lo sarà per la religione, mai più ostaggio della politica. …. Da oggi in poi Nhadha sarà una componente democratica musulmana ispirata alla civilizzazione islamica e a quella moderna”.
Il pensiero filosofico di Ghannuchi che ha portato a questa importante svolta, trova le sue origini in un importante articolo pubblicato al suo rientro in Tunisia (http://ethikos-net.blogspot.com/2011/02/lislam-i-musulmani-e-la-democrazia.html), dal titolo “L’Islam, i musulmani e la democrazia”, la cui conclusione è rappresentativa di quanto proposto e attuato nell’ultimo congresso. Comparando la maggior parte degli attuali sistemi di governo del mondo islamico a regimi feudali dell’Europa premoderna, con propositi focalizzati interamente su interessi a livello locale e valori materiali, secondo Ghannouchi, l’Islam ha l’opportunità di ridare equilibrio al sistema democratico sfruttando i meccanismi che il sistema democratico, in particolare quello occidentale, offre a vantaggio di quelle forme di umanesimo cui lo spirito dell’Islam ha da sempre fatto riferimento. Non vi è dubbio, infatti, che il verbo di Dio espresso nel Corano non ha altri destinatari che il singolo essere umano. La centralità dell’uomo, quale strumento divino, è l’essenza della rivelazione coranica.
Proprio per questo motivo però, qualche dubbio affiora sulla praticabilità di quanto deciso nel 10° Congresso, sulla legittimazione sul solo fronte politico dell’azione di Nahdha. Dal punto di vista pratico, l’aver isolata la componente religiosa significa per il partito essersi privati della presenza al proprio interno di numerose associazioni religiose e di molti Imam, gran parte dei quali di credo salafita; cioè la componente religiosa che crede e predica un ritorno all’islam delle origini. Il che, se da un punto di vista spirituale può significare una spinta verso la purezza dell’essenza religiosa al di là di qualsiasi forma di corruzione, dall’altra è anche alla base di quel deviazionismo wahabita che ha generato le varie forme di Jihad, da Al Qaeda a l’ISIL dei giorni d’oggi.
Ed è proprio sulla figura degli Imam e del Consiglio degli anziani (generalizzando gli Ulema e i giusperiti menzionati nell’articolo del 2011) che nasce la contraddizione su quanto allora asserito dallo stesso Ghannuchi che, per contro, si rifaceva a un’equa suddivisone dei poteri delegando, secondo tradizione islamica, alla parte religiosa il potere legislativo e quello giudiziario (N.d.A.: tuttora ancora in uso in Arabia Saudita!).
Al congresso, infatti, oltre al positivo e speriamo definitivo cambio d’indirizzo giuridico organizzativo, incentrato sulla validità della democrazia tunisina con pieni, ma separati poteri dello Stato di diritto, costituzionalmente solo da poco legittimato (1° gennaio 2015), espressa da Ghannuchi, è stata per contro notata l’assenza di molte di quelle figure religiose cui ho accennato. Pochissimi, in particolare delle Moschee Zituna e Al Fateh di Tunisi e la Moschea Okba Ibn Nefaa di Kairouan, veri e propri centri teologici al pari dell’Università Al Azhar del Cairo.
Inoltre, proprio in chiusura del congresso, lo stesso Ghannuchi ha proferito parole ben chiare nei loro confronti. “Ci sforzeremo di mantenere la religione lontano dalle battaglie politiche, ed essere sicuri che le moschee siano neutrali da battibecchi politici e l’uso di parte a fini di proselitismo politico, in modo che le moschee siano luoghi d’incontro e non di divisione ”.
E’ un dato di fatto che lo Stato tunisino, primo tra tutti il magnifico ottantaquattrenne Presidente Essebsi, stia lottando per smontare, se non annientare, la componente radicale oltranzista che ha generato nel tempo più di quindicimila jihadisti, che si sono avvicendati nell’ISIS prima e quindi nell’ISIL di oggi. Ma è altrettanto vero che questi jihadisti (tra cui quelli che hanno realizzato le stragi del Bardo a Tunisi e della spiaggia di Sousse) sono usciti, o meglio ancora sono stato reclutati nelle stesse moschee comuni per l’intero popolo tunisino, generati proprio dalla componente religiosa dell’Islam integralista predicato da alcuni Imam!
La speranza, oltre a quanto scaturito dal congresso che è sicuramente positivo e democraticamente incentivante per una comune convivenza pacifica all’insegna del rispetto reciproco di ogni singola diversità, sta in definitiva nella ricerca da parte del mondo islamico (Arabia Saudita in testa!) di una completa maturazione del concetto di Democrazia in un contesto di modernità dell’Islam che nulla a più a che fare con il rigore shariatico di derivazione religiosa. Problema non semplice da gestire e da risolvere!

Fabio Ghia

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