Ecco com’erano (forse) le Neadi

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Un’antica leggenda narra di creature gigantesche, selvagge e pericolose che in tempi remoti popolavano l’isola di Samo, nell’Egeo orientale; il loro verso era talmente potente da essere messo in relazione con terremoti e frane, calamità naturali che ne causarono l’estinzione; le loro ossa erano esposte. Per gli antichi greci avevano un nome, Neadi, e rappresentavano la personificazione della rumorosità.
Questo racconto ci restituisce uno straordinario esempio di geomitologia secondo Adrienne Mayor (Università di Stanford), autrice di numerose pubblicazioni sul tema e del volume The first fossilhunters:paleontology in Greek and Roman times(Princeton University Press, 2000), una pietra miliare negli studi condotti sulla storia della paleontologia.
La studiosa, infatti, attraverso le sue ricerche, ha dimostrato la validità della teoria che mette in relazione le figure dei giganti e dei mostri descritte dalle fonti classiche con il rinvenimento delle ossa fossilizzate di grandi animali preistorici, inusuali per forma e dimensioni agli occhi dei “primi cacciatori di fossili”. Le Neadi, mostri tipici di Samo, non facevano eccezione a questa regola: i fossili dei grandi mammiferi che emergevano dal terreno, rappresentavano una testimonianza della loro reale esistenza in un lontano passato. E il loro spaventoso verso era associato ad un fenomeno naturale ben noto agli abitanti dell’isola, il terremoto.
Il primo a parlarne è Evagone (V sec. a. C.), uno storico di Samo; altri riferimenti sono riportati cronologicamente dai seguenti autori: Eraclide Pontico (IV sec. a.C.), Aristotele (IV sec. a.C.), Plutarco (I-II sec. d.C.), edinfine Eliano (II-III sec. d.C.), che cita un lavoro andato perduto diEuforione (III sec. a.C.), (Mayor 2000).
Ma la nostra conoscenza sulle Neadi è limitata alle antiche fonti storiche; non è nota, infatti, alcuna raffigurazione di questi mostri leggendari, realizzata in antico o in epoche successive. Questo piccolo contributo, dunque,si propone di fornirne una prima raffigurazione basata su un’ipotesi di ricostruzione scientifica fondata sui pochi dati a nostra disposizione.
Come è stato fatto notare da Nikos Solounias ed Adrienne Mayor (2004), è possibile che anticamente queste creature fossero concepite come mammiferi selvatici. In tal senso, buona parte delle caratteristiche morfologiche (orecchie, zampe, coda, pelo, eccetera) potrebbero essere ricondotte ad animali selvatici potenzialmente pericolosi per l’uomo come, ad esempio, cinghiali e lupi, che anticamente sappiamo essere ben conosciuti anche oltre i confini della madrepatria balcanica e del mondo egeo (Eliano, La natura degli animali); per la struttura generale e le dimensioni, invece,hanno giocato indubbiamente il loro ruolo i fossili.
I giacimenti di Samo hanno restituito i resti di grandi mammiferi preistorici come giraffe, cavalli, rinoceronti, elefanti, eccetera (Solounias e Ring 2007). E’possibile che i fossili dei Proboscidati( deinoteri e mastodonti) possano aver suggerito più facilmente l’immagine di creature colossali dotate di enormi fauci in grado di emettere versi talmente potenti da essere accostati al frastuono dei terremoti. E non possiamo escludere che i molari dei “mastodonti” (dal greco, mastos, «mammella», e odontos, «dente»), dalle caratteristiche cuspidi (se pur arrotondate), e l distintive “zanne” del gigantesco Deinotherium (dal greco, «deinos», “terribile” e «theiron», belva), simili a degli enormi canini (in realtà,incisivi ipertelici), possano essere stati associati anticamente alle fauci di giganteschi e feroci mammiferi selvatici carnivori.
Sappiamo che le difese o “zanne” dei Proboscidati in passato sono state identificate in differenti contesti culturali coni denti, le corna o gli artigli di diverse creature leggendarie; senza dimenticare che gli antichi greci vennero a conoscenza degli elefanti solo in seguito alle campagne condotte in India da Alessandro Magno nel IV secolo a.C. (Mayor 2000).
Possiamo dunque pensare alle Neadi come a dei mostri carnivori dotati di zanne smisurate? o forse ad erbivori selvaggi armati di corna poderose? o a qualcosa di diverso?
In realtà, non avendo alcuna indicazione su questi dettagli, si è preferito raffigurarle restituendone un’immagine priva di “forzature” che riflettesse le poche informazioni a nostra disposizione. E anche se forse non conosceremo mai il vero aspetto delle Neadi, è altrettanto vero che la raffigurazione qui proposta possa avvicinarsi all’idea che gli antichi greci si fecero di queste creature leggendarie.
Riferimenti bibliografici:
Eliano, La natura degli animali, a cura di F. Maspero, Milano: Rizzoli, 1998
Mayor, A.The first fossil hunters: paleontology in Greek and Roman times.Princeton University Press, 2000
Solounias, N., Mayor, A., Ancient References to the Fossils from the Land of Pythagoras, Earth Sciences History, 2004, 23, 283-96
Solounias, N., Ring, U.Ancient history of the Samos fossils and the record of earthquakes, Journal of the Virtual Explorer, 2007, 28, 1-18
Testo e disegno: Carlo Canna
Il titolo della rubrica “Strani animali e loro storie” è un omaggio ad A. Hyat tVerrill (1871-1954), archeologo, esploratore, inventore, illustratore e scrittore statunitense

di Carlo Canna

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