Crolla la sterlina? La parola ai consumatori

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Il cambiamento indotto dalla Brexit non è solo economico: riguarda anche la cultura

E’ notizia che rimbalza sui media di tutto il mondo: il crollo del cambio della sterlina. Dopo il referendum che ha sancito la Brexit, la moneta britannica è arrivata a livello paritario con l’euro. E pensare che solo alcuni mesi fa era normale un cambio sterlina/euro che oscillava da 1,35 a 1,50. Registriamo la contentezza dei turisti che si recano e si recheranno in questo periodo in Gran Bretagna, e il disappunto dei turisti britannici che si muovono in Europa. Nel contempo registriamo come lo scambio di merci e servizi segua altrettanti umori, che possono essere positivi o negativi rispetto ai punti di vista: pur se l’azienda britannica che esporta incassa una moneta che ha per essa più valore in patria, e le aziende europee che esportano in Uk hanno una moneta che ha per loro meno valore, il gioco del mercato fa sì che alla fine entrambi potrebbero essere contenti, perché l’alternativa – visti gli umori politici dilaganti tra Ue e Uk – non è una strada tappezzata di fiori verso un futuro roseo.
E tutto questo – è bene sottolinearlo- avviene con la Bexit non ancora partita, ma solo decisa da una consultazione popolare. Certo, gli esportatori di entrambe le parti e gli investitori potrebbero rivolgersi altrove, il mondo non è delimitato solo dallo stretto della Manica, ma ci sono rapporti e consuetudini consolidate che, per eventualmente cambiare, hanno bisogno di tempo; ecco perché con la sterlina quasi pari all’euro, il cambiamento, se ci deve essere, è bene che sia lento e graduale. Anche perché’ – ed è questa la cosa più importante – nel mondo non ci sono solo sterlina ed euro, ma – per fare solo l’esempio piu’ importante- c’è il dollaro Usa, nei confronti del quale la sterlina è sì calata, ma non con le performance mostruose che ha avuto e che sta avendo con l’euro; euro che è abbastanza stabile nei confronti dell’Usd. E chi incassa sterline ed euro, oltre a tenersi queste valute in casa, siccome la globalizzazione dei mercati è realtà, si deve poi confrontare con la valuta di Oltreoceano.
La situazione è quindi complessa. Per il momento registriamo la contentezza dei turisti europei e la scontentezza di quelli britannici, nonché i timori britannici di perdere le importazioni/esportazioni europee che, indispettite per la Brexit, potrebbero rivolgesi altrove.
Chi ci rimette? E’ troppo presto per dirlo con certezza, ma la tendenza è esplicita. I treni che passano sotto la Manica e la marea di voli low cost (non solo passeggeri) che vanno e vengono da Londra, sicuramente hanno un futuro più incerto: tutto questo andirivieni è possibile che si attenui. Certo la Gran Bretagna è il Regno Unito e non fara’ la fame per quello che sta accadendo, ma il mondo non e’ piu’ quello del Commonwealth, ed è di questo che sembra che Oltremanica non si siano resi conto. In questo sono molto simili agli ungheresi che erigono muri per impedire il passaggio dei disperati del mondo che fuggono da fame e guerre, ai manifestanti delle città italiane (e non solo) che protestano perché un palazzo del loro quartiere viene messo a disposizione dei migranti, ai violenti delle periferie parigine (per citare le più note alla cronaca in questi periodi) che rendono irrazionale il loro disagio… cioe’ tutti coloro che fanno finta di non guardare il Pianeta, ma credono che lo stesso si esaurisca oltre la staccionata del proprio giardino.
I consumatori, come sempre, assumono un ruolo determinante in questo contesto: è a loro che tutti devono guardare per cercare di capire quali sono le politiche migliori per il benessere diffuso (per chi ha interesse che il benessere sia diffuso e non dentro un bunker).
Oggi la sterlina, che è pari all’euro, chiama i consumatori ad una grande responsabilità. Perché scegliere è più’ semplice. Per tutto. Dalla worchester sauce alla vacanza. Ma è bene ricordarsi di una cosa importante: chi vince nel tempo è la cultura. Perciò dobbiamo prestare attenzione a cosa ci piace e a cosa non ci piace nei nostri rapporti coi britannici e il resto del mondo: se è la “perfida Albione” o la terra dei Beatles e del roast-beef; cosi’ come i consumatori britannici devono pensare se – per fare riferimento solo all’Italia – siamo quelli di “mafia e spaghetti” o della storia, della gastronomia e delle bellezze naturali. Con l’Unione Europea sembrava che ci fosse un tutt’uno da valorizzare e per il quale facilitare scambi e conoscenze. Ora? Vedremo.

Vincenzo Donvito

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