Corriere della Sera: un altro esempio del “Capitalismo all’italiana”

Ci sono tanti motivi per cui in Italia le imprese straniere non investono.

Uno è il comportamento del capitalismo italiano: memore sempre del famoso detto di Cuccia “le azioni si pesano, non si contano” (cioè: non conta tanto il numero di azioni, ma chi le ha).

Un ultimo esempio è quanto avvenuto in questi giorni al Corriere della Sera: l’anno scorso l’editore (cioè la RCS) ha avuto pesanti perdite; quindi sarebbe stato logico aumentare il capitale per avere più mezzi per affrontare meglio la situazione. Ma questo non si è fatto perché molti degli attuali soci non hanno disponibilità finanziaria sufficiente e quindi sarebbe stato necessario far entrare altri soci oppure permettere ad alcuni di aumentare la propria quota a discapito di altri.

Ma questo avrebbe significato violare le regole auree e immutabili del “salotto buono” del capitalismo italiano: devono essere sempre gli stessi che comandano attraverso partecipazioni incrociate, presenza nei consigli di amministrazione che contano davvero, sistemi di società a cascata (io posseggo il 51% di una società che possiede il 51% di un’altra, che possiede il 51% di un’altra e così di seguito in modo che alla fine io investendo 1 vengo a controllare una società importante con 100 di capitale).

Per questo il Corriere della Sera ha dovuto vendere le partecipazioni in Francia e in Spagna: un modo sicuro per passare da giornale di livello europeo a giornale di una provincia periferica dell’Europa.

Angelo Gazzaniga

Portavoce dei Comitati per le Libertà

Sull'Autore

Presidente del Comitato Esecutivo di Libertates. Imprenditore nel campo della stampa e dell’editoria. Da sempre liberale, in lotta per la libertà e contro ogni totalitarismo e integralismo.

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