CASSA INTEGRAZIONE: UNA DERIVA PERICOLOSA

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La cassa integrazione nasce durante la ricostruzione postbellica con un intento tanto nobile quanto economicamente valido: aiutare le imprese in temporanea difficoltà a superare un momento critico. Crisi dovuta a motivi diversissimi (da un incidente a una crisi temporanea di mercato, da una mancanza di materie prime a un cambio di normativa), ma comunque limitati nel tempo e ben conosciuti.
In questo modo si evitavano fallimenti e chiusure di imprese sane ed economicamente valide.
Poi, col passar del tempo, la cassa integrazione si è trasformata in un cronicario di aziende decotte e ormai fuori mercato.
È una soluzione comoda e accettabile per tutti: dagli imprenditori (che salvano in questo modo il loro investimento e coprono il loro fallimento) ai dipendenti (che vedono tutelato almeno in parte il loro stipendio e il loro posto di lavoro), ai sindacati (che possono vantarsi di aver salvato dei posti), ai politici locali (che comunque salvano consensi e dimostrano di essere intervenuti).
Ma tutto questo non favorisce l’economia: restano in vita aziende ormai fuori mercato, virtualmente fallite, che costano cifre ingenti allo Stato, creano turbative di mercato facendo concorrenza alle ditte sane e non hanno nessuna speranza di ripresa.
In Italia si è, grazie alla cassa integrazione, bloccato quel meccanismo per cui imprese decotte chiudono e permettono la nascita di altre imprese nuove.
È un aspetto fondamentale del mercato grazie al quale c’è un rinnovamento continuo di imprese, nuovi imprenditori trovano spazio per nascere e i dipendenti hanno assicurata una mobilità nel lavoro che ormai in Italia manca da decenni: si resta aggrappati a una ditta decotta come un naufrago al relitto.
Un esempio eclatante di questa politica è il caso Alitalia: per oltre dieci anni si è pagata la cassa integrazione a migliaia di dipendenti di aziende senza nessuna possibilità di ripresa (abbiamo infatti ancora tre diverse Alitalia in liquidazione) quando il mercato dei voli tirava e cercava personale. In questi giorni c’è stato l’ennesimo rinnovo della cassa per i dipendenti Alitalia in liquidazione ormai da un decennio.
È una situazione molto comoda e tranquilla per tutti, certamente; ma una soluzione disastrosa per l’economia del Paese: occorre tornare ad una cassa integrazione a tempo determinato, con motivazioni chiare e condivisibile e, magari, anche con qualche correttivo. Ad esempio con limitazioni per aziende cha hanno avuto utili corposi negli anni precedenti e che chiedono l’applicazione della cassa appena la situazione peggiora: uno dei tanti modi per applicare la regola “utili agli azionisti, perdite allo Stato”.
Altrimenti rischiamo di avviarci verso una situazione di stallo e progressiva perdita di competitività dell’economia tutta.

di Libertates

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